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Il recupero dei valori

In un talk show di una tv nazionale recentemente si è discertato sull’opportunità di avviare nel Paese una sorta di rieducazione dei principi e dei valori della società a cominciare da quelli dei p…

Pubblicato il: 13/04/2015 – 11:51

In un talk show di una tv nazionale recentemente si è discertato sull’opportunità di avviare nel Paese una sorta di rieducazione dei principi e dei valori della società a cominciare da quelli dei partiti politici, o meglio, di ciò che rimane di essi. In discussione, manco a dirlo, la trasformazione del sistema partitico, cominciata un ventennio fa con l’avvento di Forza Italia, da organizzazione articolata nella quale coesistevano più anime, a sistema monocratico con un uomo solo al comando e una pletora di “fedelissimi” a occupare i gangli dell’organizzazione che, forse, è meglio definire movimento. Partito, infatti, significa organizzazione politica di cittadini che perseguono comuni finalità ispirandosi ad una ideologia.
Quel pluralismo finché ha tenuto, ha retto per diverso tempo la partitocrazia che, in anni più vicini a noi, per effetto soprattutto dell’antipolitica, ma anche di comportamenti non sempre corretti, si è frantumata favorendo la nascita di un sistema amorfo difficile da definire e, soprattutto, spesso anche da capire.
L’attualità, vista più come una organizzazione formale, si estrinseca con un diverso stile rispetto al passato gravitando prevalentemente attorno ad una sola persona che decide programmi e persino il reclutamento senza più dare peso all’ideologia che, ovviamente, può anche essere emarginata. Viene così meno la differenza tra un movimento e l’altro, tra un “partito” e l’altro al punto che non si fa più caso all’importanza del messaggio politico di ciascuno che viene, nei fatti, considerato pressoché inutile.
La trasposizione dal riferimento nazionale alla realtà locale, pertanto, è stata quasi immediata e inevitabile e il pensiero è corso veloce alla nostra regione con una panoramica più ampia dal semplice dato politico riguardando diversi settori, dalle amministrazioni locali al sociale includendo in esso anche i mezzi di informazione le cui scelte spesso appaiono discutibili. A cominciare dal tacere in alcune circostanze i nomi che, invece, avrebbero un peso importante nel giudizio della comunità specie se si tratta di sequestri di cibi avariati, di un medico che allunga le mani su una paziente, di perquisizioni in abitazioni di personaggi pubblici per presunti casi di corruzione, dell’ospitalità concessa a consiglieri comunali che intervengono sostituendosi alla giunta per iniziative che riguardano lavori da realizzare schierandosi a difesa del privato anche quando è notorio il rapporto di dipendenza che il consigliere ha con l’imprenditore. Ma si potrebbero citare tanti casi vista la nomenclatura degli episodi che sono accaduti; fatti che dimostrano solo il tentativo di mistificare la realtà soprattutto quando c’è il sospetto che ad essere coinvolte siano persone note. Mai nessuno che si sia preoccupato degli ultimi, forse perché considerati “merce” di minore qualità.
Risollevare, dunque, i valori della convivenza civile sarebbe veramente utile. Fior di studiosi ci ricordano che «l’unità è qualcosa di più vasto dell’individuo; che ognuno di noi è sì un esemplare unico e irripetibile ma è anche unito agli altri dalla stessa natura umana fatta di sentimenti, di emozioni, di percezioni, di passioni, di desideri». E nel discorso della diversità sociale, purtroppo, ciò che viene meno è appunto ciò che unisce ognuno agli altri. E la società, rispetto a quanto si coglie dalle molteplici realtà che la compongono, avrebbe urgente bisogno di interventi strutturali perché si capisca che non è più possibile guardare al prossimo come una merce scadente.
Siamo arrivati al punto che o si fallisce oppure si deve prendere coscienza del fatto che bisogna avviare un lavoro serio, profondo, che faccia primeggiare nei rapporti umani il sentimento dell’uguaglianza. La necessità di questa consapevolezza è destinata a far superare lo spartiacque esistente in Calabria tra l’arretratezza sociale e il benessere.

 

*giornalista

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