#liberiamolacalabria, una bella idea, ancorché da estendere a tutti i fenomeni negativi che fanno prigionieri i calabresi, rendendolo loro la vita amara.
La vicenda. L’ultima delle dimissioni di gente che conta è altamente offensiva del nostro io!
Pietro Ciucci, uno dei più potenti manager italiani, si è dimesso, a tempo (gli effetti decoreranno, infatti, dal prossimo mese di maggio), dalla presidenza dell’Anas.
Sconcertanti e offensivi sono stati la dichiarazione e la intempestività, ma soprattutto il discrimine motivazionale.
Dopo essere stato direttore generale della stessa Anas e poi nominato presidente, passando da una ricca consulenza per collaudi amministrativi (?) afferenti ai lavori del Mose, ha deciso di deporre le armi. Lo ha fatto dopo il crollo del pilone dell’autostrada Palermo-Catania che, dal 10 aprile scorso, ha diviso in due la Sicilia. Un regione già tagliata a metà nella direzione Palermo-Agrigento, già vittima del crollo della rampa d’accesso alla statale che collega le due stupende città dell’Isola, appena inaugurata nel trascorso Natale,.
A ben vedere, un disastro, al quale va aggiunto quello concretizzatosi lo scorso 2 marzo sulla Autostrada Salerno-Reggio Calabria, all’altezza del caratteristico Laino Borgo. Il crollo di una campata del viadotto Italia, così denominato perché il più alto del Paese e il secondo in Europa, che ha ucciso un lavoratore venticinquenne rumeno dal nome che nessuno ricorda: Adrian Miholca. Un operaio che se ne andato quasi senza che qualcuno se ne accorgesse, soprattutto Pietro Ciucci. Quest’ultimo, infatti, è rimasto imperterrito nei confronti del drammatico evento. E’ rimasto lì a firmare carte, a perfezionare procedure e a distribuire incarichi di progettazione e direzione dei lavori del tipo quelli che hanno prodotto la campata omicida, che ha buttato giù, per 80 metri nel vuoto, il povero rumeno. Quella direzione dei lavori affidata all’ingegnere Stefano Perotti, già noto alle cronache giudiziarie perché arrestato nell’ambito dell’indagine “Sistema” sulla corruzione delle grandi opere, e (solo) poi affidata al suo collega ingegnere Mario Beomonte.
Non solo. Il crollo funesto ha creato danni vitali alla nostra regione e ai suoi operatori turistici, offesi da decenni di politiche turistiche inesistenti, di cui si sono rese responsabili una politica e una burocrazia manifestamente incapaci.
Ebbene, a fronte di tutto questo, perché nessuna autorità politica ha chiesto le dimissioni del nostro Ciucci, tra l’altro esperto e compartecipe in Calabria di manifestazioni inaugurali e promesse non mantenute sul termine di lavori della A3? Perché nessuno ha preteso il necessario ricambio di un presidente a capo di una azienda importante come l’Anas, produttiva di tre disastri in 3 mesi?
E già la Calabria e i calabresi non contano, così non hanno mai pesato sulle politiche e le scelte nazionali. Da noi, al massimo, si manda a gestire l’usato che ha, spesso, fallito altrove. Emerge una Calabria trattata male come se fosse una colonia da lasciare sempre tale e delegata alla tutela degli intessi dei capetti locali.
Insomma non contiamo nulla, così come non ha contato il povero Adrian che ha trovato nel nostro Paese una morte colpevole, piuttosto che assicurarsi ciò che cercava, il lavoro!
Quel lavoro negato anche ai calabresi messi a secco ancora una volta dal turismo impedito. E non solo.
*Docente Unical
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