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‘Ndrangheta, chiesto il processo per il sindaco di Diano Marina

REGGIO CALABRIA Nelle loro mani, i voti dei calabresi erano diventati merce di scambio per nomine, favori e concessioni, per questo motivo il pm Alessandro Bogliolo della procura di Imperia ha chie…

Pubblicato il: 14/04/2015 – 19:23
‘Ndrangheta, chiesto il processo per il sindaco di Diano Marina

REGGIO CALABRIA Nelle loro mani, i voti dei calabresi erano diventati merce di scambio per nomine, favori e concessioni, per questo motivo il pm Alessandro Bogliolo della procura di Imperia ha chiesto il rinvio a giudizio di diversi politici di Diano Marina, la cui amministrazione è oggi al vaglio della commissione d’accesso, spedita nel gioiellino turistico della costa imperiese per verificare la presenza di infiltrazioni mafiose. Di fronte al gup, si dovranno a breve presentare il sindaco, Giacomo Chiappori e gli assessori Francesco Bregolin e Cristiano Za Garibaldi e il consigliere comunale Bruno Manitta, l’amministratore della municipalizzata Gm, Domenico Surace e il padre Giovanni e l’imprenditore Giovanni Sciglitano.

I VOTI DEI CALABRESI IN CAMBIO DELLE NOMINE
A far finire tutti nei guai è stato proprio l’affidamento della direzione della municipalizzata “G.M. SPA”, società che conta circa 2 milioni di euro di fatturato in un anno, e che gestisce il Porto turistico, le spiagge comunali e le aree parcheggio. Secondo quanto emerso dall’inchiesta e documentato dalle intercettazioni, Chiappori avrebbe offerto a Surace la direzione della municipalizzata in cambio dei voti della comunità calabrese, decisiva per l’affermazione alle municipali. Un patto siglato con il beneplacito degli assessori – ipotizza la Procura – se è vero che poco prima di affidare l’incarico a Surace, lo statuto della società verrà modificato per poter affidare la GM ad un amministratore unico e non più, come in precedenza, ad un consiglio di amministrazione. Una circostanza in passato già denunciata dalla Casa della Legalità, combattiva associazione antimafia ligure, che in un suo dossier finito all’attenzione della commissione parlamentare antimafia denunciava «l’indotto e la possibilità di relazione che tale azienda garantisce sono quindi di indiscutibile peso e ricaduta considerando che il settore turistico rappresenta la vocazione storica di Diano Marina. L’avere il controllo assoluto (come Amministratore Unico) da parte del Surace Domenico significa per questi e ciò che rappresenta la possibilità di gestire e quindi condizionare assunzioni, concessioni di spazi per attività economiche e commerciali, nonché opere di manutenzione per le attività gestite (Porto, Spiagge, Parcheggi), incidendo pesantemente sulla vita sociale ed economica di Diano Marina».

SURACE, TRA PARENTELE INGORMBRANTI E INTERCETTAZIONI SCOMODE
Allo stesso modo, era stata la Casa della legalità a richiamare l’attenzione sulle ingombranti parentele di Surace. Originario di Seminara, dove un cugino – Giovanni Surace – è stato ucciso in un agguato di mafia, Domenico Surace si è trasferito da anni in Liguria dove ha fatto fortuna e si è fatto strada nella politica locale, arrivando a ricoprire più volte e con varie deleghe il ruolo di assessore. A suo carico non ci sono- allo stato – procedimenti penali, ma il suo nome appare nelle intercettazioni fra Alessio Saso – indagato nell’inchiesta della Dda di Genova Maglio 3 per violazione del Dpr 16560 numero 570 articolo 86, ovvero il vecchio voto di scambio, perché pizzicato a chiacchierare di voti con Giuseppe Marcianò e Michele Ciricosta, capi della locale di Ventimiglia – e Vincenzo la Rosa, personaggi che gli investigatori fotografano in compagnia di Massimo Gangemi, nipote del boss Mimmo Gangemi, ma soprattutto pizzicano a contabilizzare voti in odor di mafia con Alessio Saso. Ed è proprio quest’ultimo ad assicurargli che su Diano Marina potranno contare su «anche i Surace sono (le voci si accavallano) … quello che fa il…il consigliere comunale». Ma il nome di Surace non è l’unico fra quello degli indagati per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio ad essere finito nelle carte delle procure antimafia e non. Anche il sindaco Giacomo Chiappori non è uno sconosciuto per gli investigatori.

OMBRE NERE SU CHIAPPORI
Eletto alla Camera nel 1996, ma non riconfermato nel 2001, salvato l’anno successivo dalla nomina voluta dall’allora Ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, che lo catapulta nel cda dell’Ente Nazionale del Turismo, il nome di Chiappori diventa in breve tempo noto alle cronache. Ma più che per la sua attività politica, quello che lo fa salire alla ribalta nazionale è la frequentazione con Gennaro Mockbel, l’imprenditore romano, con un passato da protagonista nell’estrema destra, che grazie a specifici accordi con le ‘ndrine degli Arena Nicoscia avrebbe spianato la strada all’elezione al Senato di Nicola Di Girolamo. La circostanza viene fuori dalle carte dell’inchiesta Phuncard-Brokers della Procura Distrettuale di Roma, una storiaccia di riciclaggio, fondi neri, tangenti e false transazioni che ha coinvolto grandi aziende di telecomunicazione come Fastweb e Sparkle, società controllata al 100% da Telecom Italia, pizzicate in affari con le ndrine di Isola Capo Rizzuto, e ha lambito anche i vertici di quella Finmeccanica oggi sotto indagine a Busto Arsizio per le presunte tangenti versate alla Lega. Per i pm romani, sarebbe stato proprio Gennaro Mockbel a mettere in contatto l’ovattata realtà dell’alta finanza nel periodo di massimo boom delle Tlc e la ndrangheta, coinvolta anche nell’elezione del senatore del Pdl e uomo di Mockbel, Nicola Di Girolamo, che per questo ha patteggiato una pena a cinque anni di reclusione.

BELSITO E L’ALLEANZA FEDERALISTA
Intrecci che emergeranno solo nel 2010. Tre anni prima, lo stesso Mockbel viene scelto proprio da Chiappori come segretario regionale del Lazio per la sua Alleanza Federalista, quell’avventura politica- ha rivelato l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito al pm Giuseppe Lombardo in sede di interrogatorio – che “fra il 2000- 2006” tenterà di radicare il Carroccio o meglio un suo omologo al Sud. «Questo progetto era stato dato all’onorevole Chiappori , si chiama Alleanza Federalista – spiega Belsito – praticamente aveva come diciamo, finalità … quello di mandare la Lega al sud, promuovere l’ideologia del movimento». Saranno invece i magistrati romani – nell’ordinanza che farà scattare le manette per l’imprenditore romano – a ricostruire quel periodo, indicando Mockbel come saldamente legato – almeno fino al 2008 – a quel «movimento politico nato nell’ottobre del 2003 gravitante nell’area politica della Lega Nord, la cui sede è ubicata in Roma. L’attuale segretario, Giacomo Chiappori, è stato eletto nelle liste della Lega Nord, alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Liguria. In tale movimento Gennaro Mokbel assumerà la carica di segretario regionale, con altre cariche distribuite anche ad altre persone».

POLITICA O AFFARI?
Un approdo quanto meno insolito per l’imprenditore cresciuto al quartiere Nomentano di Roma, all’ombra della potentissima locale sezione del Msi e che tra le sue amicizie vanta personaggi chiava nella storia della destra eversiva italiana come Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati per la strage di Bologna del 1980 e che Mockbel sceglierà come suoi “collaboratori”. Ma è alla luce della valutazione che i pm daranno dell’Alleanza Federalista che – forse – si spiega la curiosa folgorazione dell’imprenditore romano per un progetto federalista. Per la Procura di Roma, quello di Chiappori, che per questo non verrà mai indagato, e Mockbel non è un semplice movimento politico ma «la vera e propria base logistica per tutte le iniziative lecite/illecite sia economiche sia imprenditoriali, sia politiche». Un giudizio pesante che non ha significato però alcuna conseguenza penale per Chiappori, oggi sindaco di Diano Marina, dove su circa 6.000 abitanti vi sono ben 6 famiglie di ‘ndrangheta e l’ombra delle cosche di Seminara sembra testimoniata anche dall’arresto del noto latitante Carmelo Ditto, in seguito ucciso in un agguato di ndrangheta nel reggino. Ombre su cui oggi la commissione d’accesso è determinata a indagare.

 

Alessia
Candito

a.candito@corrierecal.it

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