CATANZARO Se un burocrate conta più di un medico. È così che funziona all’Asp di Catanzaro, dove il neo commissario Giuseppe Perri ha preferito spendere i pochi soldi dell’Azienda destinati all’incremento del personale per reclutare un manager. E questo nonostante nei reparti si senta forte l’assenza di nuovi camici bianchi, il cui numero è diminuito sensibilmente a causa del blocco del turnover imposto dal Piano di rientro.
Perri, evidentemente, ragiona in modo diverso. Infatti, ha nominato direttore amministrativo Giuseppe Pugliese, un professionista “esterno” all’Asp la cui cooptazione ridurrà il budget riservato all’Azienda per aumentare la dotazione organica di medici. Una scelta stigmatizzata anche dal commissario alla Sanità Massimo Scura, che in una nota diffusa ieri ha chiesto a Perri di «voler esplicitare le motivazioni che hanno condotto all’individuazione, quale direttore amministrativo aziendale, di un professionista esterno all’Azienda, individuazione non in linea con gli obiettivi di contenimento della spesa personale».
L’Asp di Catanzaro avrebbe insomma agito in controtendenza rispetto alle altre Aziende, «che hanno ritenuto – continua Scura – di individuare i direttori amministrativi e sanitari nell’ambito delle risorse interne, ovvero senza costi aggiuntivi». In realtà, quello di Pugliese non è l’unico caso: anche il commissario dell’Ao di Reggio, Frank Benedetto, ha scelto di affidare il ruolo di direttore amministrativo a un esterno, il già pensionato – e quindi impossibilitato per legge a svolgere l’incarico – Giulio Carpentieri. Ma questa è, forse, un’altra storia.
Quel che conta, secondo Scura, è che il recruiting di Pugliese graverà «sul budget assunzionale che sarà assegnato all’Azienda con successivo provvedimento di questa struttura». Perché nella sanità dei burocrati i medici hanno un’importanza relativa.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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