Se non la manna, dal cielo cosa pioverà per i poveri giovani calabresi? È chiaro che si sta vivendo, da tempo, da troppo tempo, una condizione di difficoltà che non ha mai avuto paragoni. Si è sempre sperato nell’anno prossimo, qualche anno più in là, si è data fiducia a quanti – non solo politici, anche se in prevalenza – hanno preso impegni, hanno promesso, si sono pure prodigati. Adesso, però, il vaso è colmo. Non c’è più a chi dedicare una preghiera vera: Cardinali,vescovi e sacerdoti – assieme ai breviari e agli Ordo Missae – hanno le loro cartelle di richieste di assunzioni, curricula, lettere di raccomandazioni. Tutto inutile. Se non sarà il governo, come promettono Renzi e Delrio, a sbloccare la macchina arrugginita della disoccupazione – ragazze o ragazzi che siano – dovranno fischiare alla luna. Puoi avere tutti i titoli di studio, i master,le specializzazioni, tonnellate di ore di studio, ma non ce la potrai fare. Come si diventa, per esempio, magistrati – pur nell’assoluta necessità che c’è, soprattutto in Calabria – se per qualche centinaio di posti ci sono una decina di migliaia di concorrenti? E se vuoi fare il legale, quanto pensi che ti possa dare l’avvocato di grido o alla page che sia? E se poi hai un titolo di studio che in pochissimi hanno – come quello di dottore in Management per l’arte, la cultura, la comunicazione o il turismo? Mandi il curriculum a chi? Se non viene portato brevi manu da qualcuno che conta che, poi, potrà avere il suo tornaconto da parenti ed amici? Ha voglia il ministro Marianna Madia, baciata dalla matteiana fortuna dire che lo Stato licenzierà i dirigenti inadeguati! Si è mai visto qualcuno messo alla porta perché non ha prodotto risultati? No! Per la verità vengono pure premiati col premio di risultato, anche se questo non si è intravisto neanche col lumicino! Eppoi il presidente Oliverio non fa altro che ripetere che la burocrazia deve funzionare al meglio, che il motore del dirigente deve andare come un’Abarth dei miei tempi. Gli sforzi di quelli che in tanti si ostinano ancora a chiamare governatore ci sono. I suoi portavoce o addetti stampa sono ligi nel divulgare gli impegni di Mario Oliverio. E fanno bene, ci mancherebbe altro. Un metodo per far presto ci dovrà pur essere, altrimenti al capezzale della crisi, non bastano i medici italiani (quelli calabresi – si sa – sono assolutamente insufficienti) occorre andare all’estero per la cura e magari non tornare perché in Europa o in Asia, i nostri laureati rimangono lì, perché da loro si vuole esperienza e capacità, intraprendenza e savoir faire. Ed il cane si morde la coda. Si depaupera vieppiù questa regione e un passo,quando si fa, è da paragonare a quello del gambero. Oliverio lo sa bene. La mancanza di lavoro è l’emergenza vera della Calabria. La crisi colpisce intere categorie sociali, giovani soprattutto. Che cominciano a non esserlo più a furia di aspettare. Siamo arrivati alla cifra record di 53,1% di disoccupazione giovanile, la più alta d’Italia in assoluto. L’emigrazione è ripresa alla grande. Le donne sono a bassissimo tasso di occupazione. Per non parlare dei precari, un ulteriore indicatore delle crescenti difficoltà dell’economia calabrese. È compito, dicevo, del Governo – senza dubbio – predisporre un piano dell’occupazione, ma la stessa giunta regionale ,oltre che incalzare Renzi e boys, deve chiudere tutte le fontanelle di spesa – il più delle volte inutili (sanità a parte) – e concentrarsi sul lavoro dei giovani. Non si può perdere tempo, fondi europei, Garanzia giovani guccioniana e che ha più idee più ne metta, senza pensare alla clientela o alla ricompensa dell’elettore. La ricompensa verrà da sola se si risolve il problema dei problemi.
Graziano Delrio, potente neo-ministro renziano, si è detto del parere che questo 2015 sarà l’anno del Sud. Ha addirittura detto che il Mezzogiorno crescerà più del Nord,in termini di Pil. Ci sono da spendere, secondo l’uomo prolifico del governo, 9 miliardi al Sud. Anche se della Calabria non ha parlato, men che meno di Gioia Tauro. Chi tace acconsente? Farà una sorpresa, oppure lascerà sulle spalle degli amministratori calabresi il compito di “arrangiarsi” per come si può? Non dovrebbe esser così, perché Delrio ha fame di persona adempiente e non può giocare con le emozioni, i sentimenti,le sofferenze dei giovani calabresi. Per non ripetere la storia del giovane senza lavoro che finisce tra i manovali della criminalità, non resta che ripetere “meno parole e più fatti” nell’interesse dei senza lavoro,dei figli di famiglia, di quanti vorrebbero sposarsi e non possono farlo. E agricoltura no, industria men che meno, turismo solo quaranta giorni all’anno,chiacchiere a parte. Ci sono altri fattori dell’economia conosciuti ai quali far ricorso? Non resta, lo ripeto, che Marchionne, che dall’alto della sua remunerazione e del ruolo che ricopre, potrebbe guardare con occhio benevolo dalle nostre parti, ignorando l’esistenza di una regione che dato il nome all’Italia. Il Paese è sempre più spaccato – A/3 a parte – e così non si può più tirare avanti, ha ribadito Natale Mazzuca, il presidente di Unindustria Calabria.
*giornalista
x
x