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Carcere duro per il genero del boss Tegano

REGGIO CALABRIA Passa al regime di carcere duro, con serie restrizioni nelle comunicazioni tanto con i familiari come con gli altri detenuti Eddy Branca, genero del boss Giovanni Tegano e da questi…

Pubblicato il: 18/04/2015 – 8:06
Carcere duro per il genero del boss Tegano

REGGIO CALABRIA Passa al regime di carcere duro, con serie restrizioni nelle comunicazioni tanto con i familiari come con gli altri detenuti Eddy Branca, genero del boss Giovanni Tegano e da questi scelto come reggenti del clan insieme ad Antonio Lavilla, dopo l’arresto dei cognati Michele Crudo e Carmine Polimeni. Il ministero della Giustizia ha accolto la richiesta di 41 bis avanzata per Branca dal pm Giuseppe Lombardo, con l’avallo del procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho, inasprendo sensibilmente le condizioni di detenzione dell’uomo, considerato un insospettabile fino al giorno del suo arresto.

Finito in manette nell’ambito dell’operazione “Il Padrino” – l’indagine che nelle parole dell’ex questore Guido Longo «ha reso visibile qualche invisibile» –, Branca è stato individuato anche grazie alle dichiarazioni di diversi pentiti come Nino Fiume, Consolato Villani, ma soprattutto Roberto Moio, nipote acquisito del boss Tegano, dal 2010 collaboratore di giustizia, che di lui afferma: «Eddy Branca, genero di Giovanni Tegano, fa parte della cosca e ha un legame particolare con Michele Crudo e Carmine Polimeni in relazione alle tangenti New labor (…) in un unico altro episodio ho consegnato soldi a Pietro Labate in relazione alla New labor, si tratta della volta in cui ricevetti una busta con 10mila euro consegnatami da Michele Crudo in zona Gallico presso una carrozzeria di tale Eddy Branca, cognato di Michele Crudo, per avere sposato Saveria Tegano. La busta in quella occasione fu da me consegnata a Pino Candido perché a sua volta la consegnasse a Pietro Labate».

Un legame, quello fra Branca e Crudo, riscontrato grazie alle intercettazioni in carcere, che hanno permesso agli inquirenti di scoprire come proprio grazie al cognato, anche da dietro le sbarre, il reggente continuasse a dare ordini e a impartire direttive. Ma quello che più di tutto sembra aver preoccupato inquirenti e funzionari ministeriali non è semplicemente il ruolo di prim’ordine rivestito da Branca, quanto la capacità di acquisire notizie riservate e prontamente riferite a Michele Crudo. Nel corso di un colloquio in carcere, Branca commenta con il cognato le dichiarazioni del pentito Roberto Moio, in quel periodo messe agli atti di diversi procedimenti e riportate dalla stampa locale. Brutte notizie per Crudo, che insieme alla moglie Maria Tegano si chiede come mai – pur in presenza di tanti elementi – non siano scattati gli arresti per gli altri uomini del clan. La risposta che arriva da Branca dà speranza ai coniugi ma inquieta non poco gli inquirenti. L’uomo infatti risponde che se una parte dell’indagine è stata chiusa, a carico dei Tegano è stato aperto un nuovo fascicolo datato 2011. Un particolare che dimostra la capacità di Branca di acquisire notizie riservate e che potrebbe aver pesato non poco sulla decisione di trasferirlo al carcere duro. 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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