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La plebe delusa dai governanti

Dite a Franco Iacucci che sarebbe il caso di attivare Gaetano Pignanelli perchè faccia notare a Mario Oliverio un fatto gravissimo: in Calabria si continua a morire di parto. È capitato da ultimo a…

Pubblicato il: 20/04/2015 – 12:36
La plebe delusa dai governanti

Dite a Franco Iacucci che sarebbe il caso di attivare Gaetano Pignanelli perchè faccia notare a Mario Oliverio un fatto gravissimo: in Calabria si continua a morire di parto. È capitato da ultimo al Pugliese di Catanzaro dove una bimba è nata in ottima salute ma crescerà senza mai conoscere la madre, morta a 39 anni di emorragia. E la Calabria è tornata nei titoli dei radiogiornali nazionali.

Il silenzio gelido che la politica sta opponendo attorno a questo ennesimo lutto civile, ci spinge a ritenere che ancora non sia stata colta la gravità dell’accaduto.

E allora è bene che Franco Iacucci stavolta insista nel sottolineare a Pignanelli la necessità che Mario Oliverio recuperi un rapporto credibile con la plebe che tanta fiducia ha riposto nella svolta promessa. Ma, a giudicare dai comunicati che in queste ore arrivano nelle redazioni, non è solo la plebe a sentirsi vilipesa e delusa. Un comunicato del vertice dell’Assindustria calabrese annota: «Non possiamo non rilevare, innanzitutto, le scellerate decisioni relative all’esclusione della struttura “Sant’ Anna Hospital” dalla rete di emergenza con argomentazioni che non hanno alcun riscontro tecnico, giuridico e di opportunità perché contraddette, peraltro, da straordinarie esperienze di altri territori regionali governati con buon senso e capacità politica».

Fa ancora di più la “meravigliosa leggerezza dell’essere” dispiegata in questi mesi dal governatore Mario Oliverio: oltre alla plebe e a confindustria, riesce a far convergere su una unica analisi anche Dalila Nesci, parlamentare del Movimento 5 Stelle che ormai ha conquistato rispetto e autorevolezza per la puntualità delle sue denunce. Proprio Nesci, infatti, mette insieme i fili necessari ad alzare per intero il sipario sulla sanità catanzarese e individuare il grumo di interessi baronali che annegano la Campanella, allentano la sicurezza dentro al Pugliese-Ciaccio, distruggono il polo oncologico e adesso mirano anche alla eliminazione di quell’unico punto di eccellenza fin qui rappresentato dal “Sant’Anna Hospital”.

Scrive l’onorevole Nesci: «La recente nomina di Antonio Belcastro a commissario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini di Catanzaro prova la continuità tra la giunta di Peppe Scopelliti il reggino e quella di Mario Oliverio il silano, che dunque diventa giunta Scopellerio». Già, come nei peggiori film dell’orrore, risorgono tutti gli zombie della sanità calabrese, dal muratore Giulio Carpentieri al domatore di topini Antonio Belcastro, che fece ridere il Paese intero quando venne intervistato per “Report” e, appunto, ai roditori affidava le sorti ed il futuro della Fondazione Campanella che lui guidava.

Annota Nesci: «Lascino per sempre ogni speranza quanti si aspettavano discontinuità da parte di Oliverio, che alla guida del dipartimento Salute si è tenuto quel Bruno Zito, uomo di Scopelliti, dissolutore della Fondazione Campanella ed estensore del famoso decreto di favore per la sanità privata, scritto alla faccia dei ministeri dell’Economia e della Salute. Nell’agosto scorso – prosegue la parlamentare – solo noi avevamo tuonato contro la nomina alla guida della Mater Domini, da parte della giunta Stasi di centrodestra, dello stesso Antonio Belcastro, già vertice della Fondazione Campanella quando le furono trasferiti i reparti non oncologici dell’ospedale universitario Mater Domini, vicenda che provocò la morte del polo oncologico».

E spiega a quali interessi ormai ben individuati siano da ricondurre tutte queste scelte “scellerate”, per usare il termine indicato da confindustria: «Nella sanità calabrese occorre sganciarsi dagli apparati di potere come l’Università di Catanzaro, che ha un ruolo chiave nella fine della Campanella e che continua a ricevere finanziamenti regionali indipendentemente dalle prestazioni erogate, con uno spreco pubblico di 30 mila euro al giorno».

In tutto questo francamente è disarmante il tentativo di buttarla in caciara del vicepresidente della giunta regionale Vincenzo Ciconte, che da presidente dell’ordine dei medici non ha mai smesso di tessere le reti della sanità mentre fa finta di occuparsi del bilancio regionale. Ciconte vorrrebbe salvarsi l’anima polemizzando con Wanda Ferro e dandogli della “scopellitiana”. Suvvia, Ciconte, se c’è uno scopellitiano ancora in giro è proprio lei. Ha messo in sicurezza tutti i gerarchi del deposto governatore, anzi alla sua corte a Palazzo Alemanni né manca solo uno, Franco Zoccali, gli altri son tutti lì.

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