COSENZA Un ennesimo stop. È stata rinviata al prossimo 20 ottobre la prima udienza del processo a carico di Umberto De Rose, accusato di tentata violenza privata nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata uscita del quotidiano “L’Ora della Calabria” per evitare la pubblicazione della notizia dell’indagine a carico di Andrea Gentile, figlio del senatore Antonio.
Questa mattina, nell’aula 13 del tribunale di Cosenza, l’udienza è stata rinviata per un difetto di notifica proprio a De Rose perché l’ufficiale giudiziario non è riuscito a individuare l’indirizzo del l’imputato a causa di indicazioni generiche. Per questo motivo, il pubblico ministero Domenico Assumma ha chiesto la notifica tramite carabinieri. Una richiesta alla quale si è opposto l’avvocato Franco Sammarco, difensore di De Rose. Ma il giudice Manuela Gallo ha accolto la richiesta del pm e rinviato al 20 ottobre quando saranno sentiti alcuni testimoni. Tra questi anche il testimone chiave, il tecnico che è intervenuto per la riparazione delle rotative.
Dopo la chiusura indagini dello scorso giugno, la Procura di Cosenza ha deciso di ricorrere alla citazione diretta a giudizio per l’ex presidente di Fincalabra. Secondo gli inquirenti, sarebbe lui l’unico protagonista dello scandalo “Oragate”. Nel registro degli indagati era finito anche il nome di Andrea Gentile, ma la sua posizione è stata poi stralciata. Secondo la ricostruzione del pm Domenico Assumma, titolare del fascicolo, la sera del 18 febbraio del 2014 De Rose, proprietario della tipografia che stampava il quotidiano “L’Ora della Calabria”, chiamò l’editore Alfredo Citrigno per chiedergli di non pubblicare la notizia sull’inchiesta nei confronti del figlio del senatore Gentile. Lo stampatore, in una telefonata registrata dal direttore Luciano Regolo, fece esplicito riferimento a possibili ritorsioni da parte della famiglia Gentile («il cinghiale quando è ferito ammazza tutti»). Una volta capito che la notizia sarebbe stata pubblicata avrebbe ricorso al “guasto” della rotativa per impedire l’uscita del quotidiano. Il tutto, sostiene la Procura cosentina, in assoluta autonomia. Durante le indagini è stata effettuata una perizia sulla rotativa che quella notte sarebbe andata in tilt. Secondo i consulenti chiamati dalla Procura non vi fu alcuna rottura. La rotativa – sostiene l’accusa – era assolutamente in grado di stampare il quotidiano. Ora la parola spetta ai giudici. Parti offese Luciano Regolo e Alfredo Citrigno, che saranno sentite come testimoni.
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