ROSARNO Morte nel mare, inferno sulla terra. A 5 anni di distanza dalla rivolta dei migranti di Rosarno, non è cambiato assolutamente nulla. I raccoglitori di agrumi, arrivati dall’Africa dopo aver scampato la morte sui barconi, continuano a vivere in condizioni disumane, nelle tendopoli senz’acqua e affollate dai topi, in baracche di cartone e di cellophane, nelle fabbriche dismesse o mai entrate in funzione della zona industriale fantasma della Piana. Le telecamere di Tv7, il magazine di appronfondimento del Tg1 (in onda questa sera alle 23.20), sono andate sui luoghi dove il dramma della povertà e del bisogno trova la sua rappresentazione più cruda, per poi finire nel dimenticatoio.
I migranti non ce la fanno più. L’inviato Rai Riccardo Giacoia ha provato a raccontare le loro storie, anche se, durante le riprese, non sono mancati i momenti di tensione. I giovani africani sono stanchi dei servizi giornalistici, dell’esposizione mediatica che, finora, non ha prodotto alcun miglioramento delle loro condizioni di vita. Nelle tendopoli di Rosarno e San Ferdinando la vita degli affamati non ha futuro. I migranti che in Calabria vivono di stenti sono quasi tutti sopravvissuti ai viaggi della speranza in mare. Non hanno visto con i loro occhi l’ecatombe del Canale di Sicilia, ma anche loro hanno conosciuto tragedie difficili da dimenticare. Ci sono i superstiti di tanti altri viaggi, di tanti altri ricatti, vivi solo per miracolo.
Uno di loro è riuscito a rimanere indenne dopo un naufragio a Lampedusa: «Ho visto morire tutti i miei compagni», racconta, sconsolato, a Giacoia.
L’approdo sulla terraferma, nella Piana dello sfruttamento continuo e quasi legalizzato, non ha comunque salvato nessuno. I migranti devono lavorare per pochi euro, devono subire le angherie dei caporali (che fanno la cresta alla loro fatica), devono vivere come le bestie. Soli, abbandonati. Malgrado la rivolta che ha attirato l’attenzione del mondo. Che poi si è girato dall’altra parte.
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