Si è appreso in questi giorni della decisione del commissario Scura di volere (finalmente) constatare lo status quo della sanità calabrese, dopo lunghe complici sonnolenze degli apparati commissariali e regionali. Le cose da fare sono tante.
Prima fra tutte, la riorganizzazione della rete ospedaliera inopportunamente decisa in attesa della pubblicazione del regolamento che ne ridisegna modelli e requisiti, che ha appena registrato il visto della Corte dei conti. Un provvedimento – il decreto n. 9/2015 adottato dal Commissario – che ha sconfortato anche chi credeva nella novità, atteso il suo sapore stantio, testimoniato da una visione vintage della filiera assistenziale dimostrativa della non conoscenza del territorio e con tanti colpevoli refusi, peraltro perfezionato (si fa per dire) senza l’ascolto e la negoziazione che avrebbe meritato. Con essa, lo sblocco contingentato del turnover non affatto sufficiente per coprire le più immediate esigenze e in pericolo di essere applicato anch’esso clientelarmente.
Non affatto secondario, tutt’altro, il rilancio dell’assistenza territoriale, lasciata così com’è a non essere tale, con capi distretto che agiscono perlopiù come dei direttori generali in miniatura, senza dare nulla alla collettività sofferente di servizi e orfana dell’assistenza. Pochi i controlli sui controllati, lasciati liberi di fare ciò che vogliono, a dispetto degli obblighi contrattuali.
Stessa musica per l’intervenuta moltiplicazione delle Uoc e per quelle semplici che fanno della sanità calabrese un esercito zeppo di costosissimi generali messi a capo di un “genio” che non c’è e di tanti vagabondi, surrogati dai tantissimi operatori che lavorano anche per loro.
Ultima, la ciliegina sulla torta. Mi fa tanto piacere che il commissario Scura – così come da me più volte sollecitato, ultima della quale su questo giornale lo scorso 17 marzo in relazione ai dubbi espressi sul bilancio consolidato dell’Asp di Reggio Calabria – abbia intenzione di fare chiarezza sui conti del sistema salute. Lo fa, nell’affrontare il programma di spending review che qui ci sta più che altrove, ammettendo il mancato “accorpamento delle ragionerie” delle vecchie Asl di Palmi e di Locri e, dunque, l’incertezza del bilancio complessivo della sanità regionale e del debito pregresso che si dà, di contro, per risanato.
Una chiarezza, quella pretesa dal bravo Massimo Scura, che dovrebbe tuttavia debitamente passare attraverso la pubblicazione delle certificazioni ufficiali – che a tutt’oggi nessuno ha avuto modo di vedere – del debito pregresso 2001-2008 accertato dagli advisor e condiviso dalla filiera dei revisori aziendali e regionali. Un atto dovuto perché elemento costitutivo del rinnovato bilancio consolidato regionale, da perfezionarsi a mente dell’armonizzazione contabile. Anche su quest’ultimo adempimento sono tanti i dubbi, specie sulla ricognizione straordinaria dei residui della Regionenel suo complesso, fatta – ad essere generosi – all’acqua di rosa. Un debolezza grave che legittima non pochi sospetti e tante preoccupazioni per la tenuta e la sostenibilità del “sistema Regione”, oberato da un netto patrimoniale negativo che si presume, a ragione, essere di circa 2,5 miliardi di euro, al lordo del debito-monstre prodotto dall’affaire derivati, per il quale nessuno dei protagonisti ha pagato alcunché (fatta eccezione per i calabresi).
Concludendo sulla sanità: una domanda e una previsione.
La domanda. Fino a che punto si riuscirà a modificare lo stato assistenziale da altamente precario a organizzazione efficiente senza una radicale riforma strutturale, da perfezionare sulla scia della lettera costituzionale oggetto della revisione all’esame finale del Parlamento? Mario Oliverio ha ragione di volere rivedere il Ssr!
La previsione. Stante la situazione di precarietà assoluta del sistema della salute calabrese, l’incertezza dei conti e il (molto) blando approccio commissariale diventa sempre più verosimile la necessità di prolungare di almeno un triennio lo stato di commissariamento, a meno che non avvenga qualcosa di veramente straordinario. Al consiglio regionale l’iniziativa e al governatore la rinegoziazione dell’accordo.
*Docente Unical
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