Ciò che non riuscì nel 2012 viene, oggi, nuovamente tentato.
Nel 2012 il sub commissario dottor Luigi D’Elia, persona di assoluta esperienza e competenza specifiche in ambito gestionale sanitario nonché dotato di assoluta trasparenza ed onestà e, soprattutto, indipendenza dalla politica fece abbandonare all’allora commissario ad acta l’idea dell’integrazione, pur necessaria, ma all’epoca basata esclusivamente su presupposti di prevalenza di una Azienda sull’altra. Oggi si ripropone il progetto di integrazione.
Per passata esperienza professionale ricordo che l’Università, nell’ambito del rinnovo del protocollo Regione/Università scaduto da sette anni e da quattro anni in fase di “rivisitazione”, aveva precipuamente i seguenti obiettivi: Incrementare il finanziamento; mantenere tutte le strutture complesse; mantenere la sola attività di urgenza nell’ambito del settore cardiovascolare e, infine, mantenere la disattivata (per decreto commissariale peraltro mai rispettato) Unità ospedaliera (U.o.) di cardiochirurgia
Gli attuali commissari delegati hanno traslato parte dei contenuti del protocollo in “rivisitazione” da oltre quattro anni (cosa che sta consentendo un illecito surplus di finanziamento) e hanno accolto parte delle sopra citate richieste nel Dca n. 9/2015. È superfluo evidenziare che occorrerebbero quattro settimane e non tre anni per pervenire ad un nuovo schema di protocollo, ma con tale manfrina si sta consentendo, in virtù di un regime di prorogatio (notoriamente non previsto nella pubblica amministrazione) un finanziamento su base storica anziché sulla base della produzione come richiesto dalle leggi nazionali in merito. Evidenzio, peraltro, che il commissario Giuseppe Scopelliti aveva predisposto il nuovo schema di protocollo recepito con Dca n. 110 del Luglio 2012 ma che tale rinnovo non è mai stato sottoscritto dalle parti né revocato da altro decreto. Semplicemente disatteso.
Su tale vicenda, che – giova ripetere – sta consentendo un surplus di erogazione di quasi un milione e mezzo al mese da tre anni, tutti fanno finta di non sapere e non vedere ancorché in campagna elettorale ne sia stato fatto ampiamente cenno. Nel breve, questa associazione presenterà specifico esposto alle autorità giudiziaria competenti penali e contabili per appurare il ruolo di quanti, dal precedente presidente/commissario ad acta, al rettore passando attraverso i dirigenti del dipartimento Tutela della salute e finire ai sub commissari abbiano consentito e stiano consentendo tale enorme spreco di denaro dei calabresi che l’attuale giunta regionale dovrebbe far cessare chiedendo, immediatamente, anche la restituzione delle somme anticipate all’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” in virtù del Dca n. 33/2014. Infatti il finanziamento non proviene dalle tasche dei commissari romani né direttamente dai ministeri bensì dalle casse del Fondo sanitario regionale.
Non mi dilungo sulla nefasta influenza avuta dall’Aou Mater Domini nel fallimento della Fondazione “Campanella”. Basta riportare il pensiero espresso in un contesto pubblico, dall’attuale direttore generale della Fondazione: la Regione e l’Università ci hanno “imposto” (nota dello scrivente: ovviamente a parole e con la complicità del dipartimento Tutela della Salute) di tenere e retribuire tutte le unità non oncologiche e tale imposizione ha portato al fallimento la Fondazione. Il risultato di questa invadenza dell’Università nella Fondazione lo abbiamo sotto gli occhi !
Ancora non mi dilungo, in questa sede, sul ruolo negativo che la vicenda dell’Uo di cardiochirurgia della “Mater Domini”, mai soppressa nonostante il decreto commissariale le assegnasse zero posti letto, ha esercitato sulla mancata attivazione dell’Uo di cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, pronta da tre anni e per la quale la stessa Azienda sta pagando 150mila euro al mese dal dicembre 2011 (ad oggi 6 milioni) per non produrre alcunché. Tale vicenda sarà anch’essa oggetto di uno specifico esposto.
In ordine all’attività di urgenza emergenza della “Mater Domini” i ministeri affiancanti avevano rilevato, con specifico parere, la presenza della sola attività di cardiologia interventistica dedicata all’emergenza-urgenza asserendo testualmente: «Risulta difficoltoso, da un punto di vista organizzativo, quanto affermato relativamente alla stipula di convenzioni tra l’Aou e le altre aziende al fine di partecipare alla rete dell’emergenza urgenza limitatamente all’attività di cardiologia interventistica. L’Azienda può essere inserita nella rete dell’emergenza urgenza solo se in grado di garantire, per quanto di sua competenza, una risposta completa alle esigenze della rete”. Risultato: persiste tale attività ed in più si aggiungono dieci posti letto di cardiochirurgia negati da anni dai ministri della Salute in persona, in quanto ritenuti spreco rispetto alla rete specialistica pubblica già disegnata, su basi epidemiologiche ed organizzative, con Dca106 e 136/2011.
In osservanza alle disposizioni ministeriali sugli standard di personale negli ospedali pubblici è stato falcidiato il numero di strutture complesse e semplici. L’Università, al di fuori delle leggi e del piano di rientro non si sa in base a quale comma di legge (ce lo potrebbero spiegare il commissario ed il sub commissario?), ha mantenuto, invece, tutte le sue strutture complesse. L’escamotage è – appunto – la prossima integrazione in oggetto. Delle due l’una: o, per analogia, in attesa dell’integrazione si sarebbe dovuto mantenere inalterato anche il numero di strutture complesse del Pugliese-Ciaccio ante decreto 18/2010 o si sarebbe dovuto ridurre anche il numero delle strutture complesse dell’Aou Mater Domini. Nulla di tutto ciò. La legge è stata applicata al “Pugliese-Ciaccio” e disattesa all’Aou Mater Domini e, pertanto, al progetto di integrazione le due Aziende si presentano per come riportato al Dca n. 9/2015:
Pugliese ciaccio: n. 487 posti letto e n. 43 Uoc
Mater Domini: n. 259 posti letto e n. 42 Uoc, laddove il Dca n. 97/2013 ne stabiliva 22.
Non c’è bisogno di alcun commento. Evidenzio, semplicemente, che questo bengodi finanziario ed organizzativo dell’Aou Mater Domini dura da anni.
Non v’è dubbio che con tali presupposti tecnici nonché con il descritto atteggiamento fino ad oggi tenuto nei confronti dell’Aou (finanziamento illecito perdurante da tre anni, cardiochirurgia, attività di urgenza esclusivamente in un settore, mantenimento di tutte le Uoc, etc.) l’integrazione rischi di trasformarsi in un escamotage per continuare a garantire privilegi all’Università lasciando gli oneri (ad es. Pronto Soccorso ed emergenza-urgenza) al Pugliese-Ciaccio e gli onori (ad es. numero di strutture complesse, numero di posti letto ed attività a scelta) all’Aou Mater Domini nonché a sanarne eventuali carenze.
Quindi, non volendo fare il processo alle intenzioni, si attende la proposta di integrazione ribadendo che la base tecnica di approccio all’integrazione è fortemente sperequata e scorretta fra le due aziende. Quanto alla base politica ci si riporta ad una semplice constatazione: se il punto nascita di Melito Porto Salvo, disattivato per legge assieme a quelli di Acri e San Giovanni in Fiore, è illegittimamente rinato dopo la visita del ministro Lorenzin (che non è andata né ad Acri né a San Giovanni in Fiore) cosa ci si aspetta dall’integrazione laddove lo stesso ministro ha visitato l’Aou Mater Domini e non il Pugliese-Ciaccio tanto che lei, onorevole presidente Mario Oliverio, ha posto rimedio con una sua visita successiva ?
Fermo restando che la presenza del collega Enzo Ciconte, profondo conoscitore della sanità regionale e catanzarese in particolare, in un ruolo istituzionale di spicco ci tranquillizza, aspettiamo di conoscere l’ipotesi di integrazione ideata dai commissari delegati ricordandole, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, che il presidente della Regione non si può limitare al ruolo di ufficiale pagatore di decisioni altrui anche dimostrat
amente errate e fonte di clientelismi e sprechi.
Non dimentichi, onorevole presidente, che nel suo ruolo istituzionale democraticamente ottenuto, lei ha titolo e diritto, anzi dovere, di contrastare ed impugnare qualunque atto commissariale non in linea con leggi, sentenze e buona funzionalità del nostro Ssr e, nel contempo, la invito a riflettere sul fatto che ancor prima che dal commissario e dal sub commissario i decreti, in primis il famigerato Dca n. 9 di riassetto della rete assistenziale, sono firmati da dirigenti dipendenti della giunta regionale profumatamente retribuiti e che “dovrebbero” agire nell’interesse della Regione. E qui mi fermo riservandomi, in merito, di circostanziarla su atti e comportamenti di qualche dirigente del dipartimento Tutela della salute che ben poco hanno a che vedere con la tutela della salute dei calabresi e, soprattutto, con la tutela delle casse regionali.
*segretario Aziendale Ao di Reggio Calabria e consigliere nazionale Anaao-Assomed
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