CATANZARO È stato presentato a Catanzaro, presso l’Università Magna Grecia, il libro “Mai più soli”, a cura della Federazione antiracket italiana, nell’ambito delle azioni Pon sicurezza. Il libro è il primo di una collana edita da Rubbettino, costituita da tre volumi, tutti incentrati sulle tematiche delle estorsioni, del racket e l’associazionismo a sostegno delle vittime. «”Mai più soli” è stato realizzato da Tano Grasso, presidente onorario della Fai, che ha focalizzato la sua attenzione sulle vittime e la vicinanza delle associazioni nel corso della fase procedimentale. «Le problematiche che riguardano la vittima di racket – ha spiegato Grasso – sono molte e l’associazione dalla denuncia fino alla fine del processo sta loro vicino proprio per sostenerle in un periodo molto complicato. I risultati della Fai negli anni sono stati importanti. Certo, se guardiamo la Calabria non sono come in altre regioni, ma la presenza è importante».
A presentare il volume, insieme a Grasso, era presente anche Maria Teresa Morano, responsabile area Calabria rete associazione antiracket, che ha sottolineato come «sia importante rompere l’anello della sottomissione nei confronti degli estorsori anche attraverso la costituzione di parte civile. Non costituirsi parte civile significa dire alla cosca che si è ancora a disposizione. Il nostro lavoro – ha chiarito Giuseppe Scandurra, presidente Fai – è anche quello di selezionare le associazioni che non devono mai dimenticare quanto il loro compito sia importante dalla denuncia fino alla fine del processo e oltre. Chi non corrisponde a questo tipo di identità non può essere una associazione antiracket».
La parte processuale è stata al centro del discorso del procuratore della Dda, Vincenzo Lombardo. «La vittima durante il processo – ha detto Lombardo – è sola. Dietro al racket quasi sempre c’è la ‘ndrangheta e non si può pensare mai il contrario. Quindi chi denuncia deve sentire vicino lo stato a sostegno del suo coraggio». Il prefetto Luisa Latella, invece, ha raccontato la sua esperienza a Foggia, dove, ha sottolineato, «ho trovato moltissime analogie con le modalità perpetrate in Calabria: vittima sola, intimidazione forte da parte della criminalità e reazione di indifferenza dei cittadini che non vogliono rovinare l’equilibrio. Questo è sbagliato. Solo rompere quell’equilibrio di omertà porta a risultati concreti e anche Catanzaro, che sta vivendo un periodo difficile deve affrontarlo con presa di coscienza reale e civica».
Le conclusioni sono state affidate al prefetto Santi Giuffré, commissario antiracket, che ha sottolineato «quanto la netta distinzione tra bene e male in queste circostanze sia necessaria. Stato e istituzioni devono stare dalla parte giusta. Non è più possibile una via di mezzo. E così pure i cittadini». Relativamente al libro, Giuffré ha aggiunto: «Il volume raccoglie un insieme di esperienze diverse e crea rete. Le associazioni tolgono dall’isolamento le vittime e rappresentano il collante tra vittima e Stato. I risultati ottenuti fino ad ora sono pochi in Calabria, ma non importa. Ci sono e tanto è sufficiente per dare il senso che lo sforzo è ripagato. La scelta di denunciare, è una scelta di dignità e di riscatto, anche se la strada è dura».
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