COSENZA Anche con l’aiuto e lo spirito di sacrificio dei calabresi il Nepal sta cercando di spazzare via le macerie di un forte sisma. «Stiamo bene e siamo insieme. Non abbiamo luce e acqua corrente e stiamo dormendo in tenda, nel giardino della nostra casa, che è ammaccata ma in piedi». Cerca di nascondere un po’ di preoccupazione Marco Cavalcante, il giovane cosentino che lavora in Nepal e sta vivendo, assieme alla sua famiglia, momenti di paura dopo il terribile terremoto che ha provocato oltre seimila morti, tra i quali anche quattro italiani. Il cooperante Onu, nei giorni scorsi, aveva rilasciato qualche dichiarazione ai mezzi di informazione. Oggi sul suo profilo Facebook fa il punto della situazione, cercando anche di tranquillizzare familiari e amici che vivono a Cosenza. Nell’immediatezza dell’evento, lui ha dormito in ufficio a Kathmandu, mentre la moglie e le sue due figlie, di 4 e 2 anni, erano bloccate a Pokara, dove hanno casa, ma hanno dormito in tenda.
«Le bimbe – aggiunge il giovane – stanno prendendo tutto questo benissimo, dormire con mamma e papà insieme in una tenda è per loro una cosa eccitante. La nostra paura è se si dovessero ammalare, dato che gli ospedali sono al collasso e i medici occupatissimi. Sul fronte del lavoro, dopo le difficoltà di ieri dovute alla forte pioggia, oggi abbiamo fatto le prime distribuzioni alimentari, con camion ed elicotteri. Un bel risultato dovuto soprattutto a eroici colleghi nepalesi che nonostante tutto quello che hanno passato, hanno lasciato le famiglie letteralmente per strada e sono partiti per i remoti distretti di montagna, dove i danni del terremoto sono tremendi. Grazie a tutti ancora per l’affetto. Molti mi chiedono che cosa si può fare per aiutare. Mando di nuovo il link per aiutarci ad aiutare questa straordinaria gente: https://give.wfp.org/5279/».
mi.mo.
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