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Gli allarmi (inascoltati) sulla neonatologia

Nessun politico lo ricorda, nessun dirigente regionale ci spreca pensiero, nessun organo di informazione calabrese lo rinfaccia a politici e dirigenti. L’oblio assoluto è la nuova regola della (dis…

Pubblicato il: 29/04/2015 – 10:14
Gli allarmi (inascoltati) sulla neonatologia

Nessun politico lo ricorda, nessun dirigente regionale ci spreca pensiero, nessun organo di informazione calabrese lo rinfaccia a politici e dirigenti. L’oblio assoluto è la nuova regola della (dis)informazione nell’era Oliverio. Eppure quella della neonata morta nelle more di un trasferimento tra gli ospedali di Vibo Valentia e Catanzaro è esattamente la cronaca di una morte annunciata. Era stata annunciata con allarmante chiarezza nel gennaio scorso. Il 12 gennaio alle ore 13,37, il Corriere della Calabria metteva in rete il grido di allarme di chi in Calabria si occupa di neonatologia.
Rileggiamo: «I neonatologi della Calabria, riunitisi per affrontare la grave problematica dell’assistenza neonatale, lanciano un “grido d’allarme ritenendo ad alto rischio la sicurezza e la garanzia delle attività assistenziali ai neonati calabresi”. In una nota sottoscritta da Gianfranco Scarpelli (Cosenza), Pasquale Novellino (Catanzaro) e Antonino Rossi (Reggio Calabria), è evidenziato che “già nei mesi scorsi era stato richiesto un urgente incontro alla struttura commissariale e al dipartimento Tutela della salute senza alcun riscontro. Come al solito, la criticità sollevata è stata sottovalutata a tutti i livelli, aziendali e regionali, e i problemi si sono accentuati e divenuti ormai inderogabili. La grave carenza di personale medico e del comparto, nonché il nuovo assetto dell’assistenza neonatologica in Calabria, che ha visto la chiusura nell’estate del 2013 della Tin di Crotone (persi 4 posti di Tin), la contrazione, per la ristrutturazione del reparto, della disponibilità di posti letto nella Tin di Reggio Calabria e la forte riduzione dell’attività assistenziale della Tin di Lamezia Terme, ha reso impossibile la reale attivazione di tutti i posti letto previsti dal Piano operativo regionale. Tale condizione ha reso in più occasioni impossibile assistere neonati critici nelle Tin calabresi e ha costretto al trasferimento in urgenza di questi piccoli pazienti anche fuori regione”».
Come definire il rifiuto del dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria di dare «alcun riscontro» alla richiesta di un incontro urgente che veniva dai dottori Novellino, Scarpelli e Rossi? Eppure questi insistevano nello scrivere che «in Calabria inoltre persiste, esacerbata dal blocco del turnover, una carenza intollerabile di personale medico, infermieristico e socio-sanitario (Oss) nei Reparti di Neonatologia, tale da non permettere neanche l’attivazione dello Sten (Servizio trasporto neonatale in emergenza) nonostante in alcune Aziende sanitarie siano già state acquistate ambulanze dedicate. I responsabili delle Neonatologie della Calabria chiedono pertanto che venga affrontata la grave problematica segnalata e lanciano un appello a tutte le forze politiche e sociali che devono, senza indugio, prendere atto della situazione ormai divenuta esplosiva e ad alto rischio ai fini di una rapida risoluzione».
Anche l’appello «a tutte le forze politiche e sociali» perchè prendessero atto di una situazione «divenuta esplosiva e ad alto rischio» cadeva nel vuoto. Forse è per questo che oggi si scegli il silenzio davanti a quel corpicino che in qualsiasi altra parte del nostro Paese avrebbe avuto l’assistenza che in Calabria gli è stata negata.
Qui ci si accapiglia attorno al direttore generale da nominare, ai soldi da regalare in consulenze ad Agenas e Kpmg, ai muratori pensionati da richiamare in servizio, ai 30mila euro al giorno da regalare al Policlinico universitario, al richiamo in servizio del manager esperto in topini. Non si può perder tempo appresso agli allarmi che lanciano i neonatologi. Rossi, Scarpelli e Novellino lanciano l’allarme? Denunciano una situazione «esplosiva e ad alto rischio»? Dicono che i bimbi calabresi sono figli di un Dio minore rispetto ai livelli di assistenza del resto d’Italia? E chi se ne frega, non c’è tempo per ascoltare le loro richieste. La politica ha altro a che pensare, il dipartimento della Salute è in ben altre faccende affaccendato. Oliverio, poi, non sappiamo neanche se ha mai saputo dell’allarme lanciato dai neonatologi. Forse Franco Iacucci non ha avuto modo di raccomandare a Gaetano Pignanelli di dirlo al governatore che c’era questa situazione «ad alto rischio».

Speriamo che, a questo punto, almeno il procuratore di Vibo Valentia, coprendo anche in questa situazione i vuoti della politica e del governo territoriale, abbia modo di ascoltarli.

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