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Franceschini fa l'equilibrista su Capo Colonna

CROTONE È giunta l’attesa risposta alle interrogazioni sul sito di Capo Colonna, e in particolare all’ultima, in ordine di tempo, del senatore del Psi Enrico Buemi. Andando a ritroso, già parlament…

Pubblicato il: 30/04/2015 – 13:30
Franceschini fa l'equilibrista su Capo Colonna

CROTONE È giunta l’attesa risposta alle interrogazioni sul sito di Capo Colonna, e in particolare all’ultima, in ordine di tempo, del senatore del Psi Enrico Buemi. Andando a ritroso, già parlamentari di Pd e pentastellati si erano occupati dei discussi lavori, senza per questo ricevere resoconti ufficiali. Ma dalle stanze del ministero dei Beni e delle Attività culturali, finalmente, è arrivata la prima presa di posizione ufficiale di Dario Franceschini che però, nel contenuto, potrebbe deludere le attese di cittadini, comitati e associazioni. Dal dicastero, infatti, non ci si è voluti sbilanciare più di tanto, ribadendo la «legittimità» del parere dei tecnici che hanno deciso di stendere «una lega cementizia con uno strato di magrone e una rete elettrosaldata», e affermando che «non si era trattato di cemento».

Eppure, come scritto in un punto della lunga disanima – dove pagine e pagine sono dedicate a un riassunto dei contenuti, poche, le ultime due, alla risposta-non risposta – «il progetto, se è lecito nell’esecuzione, tradisce nei contenuti, perché non permette quell’ampliamento della conoscenza archeologica di Capo Colonna contenuta nel titolo del progetto».

Ancora niente di definitivo, dunque, sullo stop dei lavori che, come deciso dalla Soprintendenza dei Beni archeologici della Calabria, verrà protratto fino al 17 maggio, cioè fino alla fine delle festività della Madonna di Capo Colonna, che iniziano il 12. Intanto, però, almeno un quarto dell’intero sito – cioè per la parte che presenta il doppio colonnato – sarà lasciato scoperto.
La conclusione del documento, tuttavia, lascia intravedere, nonostante una certa “titubanza” («Non spetta al ministro decidere, nel caso singolo, se i reperti archeologici debbano o meno essere ricoperti, come non gli spetta decidere se su un quadro antico debba applicarsi una tecnica di restauro piuttosto che un’altra») qualche “speranza” per l’intera area e per chi non ha mai creduto alla liceità del progetto Spa 2.4: atteso che arrivi una seconda risposta – considerati i tempi per ottenere la prima – i toni potrebbero propendere per uno stop definitivo: «Richiesto di una valutazione personale – scrive infatti Franceschini – confermo di preferire qualsiasi soluzione tecnicamente realizzabile e finanziariamente sostenibili – l’allusione al parere dei tecnici che avevano parlato di soluzioni alternative non è per niente velata – diretta ad assicurare la massima visibilità e la fruizione pubblica dei siti archeologici». 

Capo c risposta ministero

 

LAVORI SU CASA SCULCO A PIENO RITMO
Intanto la coproprietaria di Casa Sculco – l’immobile storico databile nella seconda metà del ‘700 contenuto nel sito – è stata invitata a sgomberare la struttura entro l’8 maggio, per permettere il prosieguo dei lavori. La decisione è arrivata nonostante non sia ancora arrivato parere favorevole dalla Corte dei Conti. Domenica 3 maggio, dunque, le associazioni “Gettini di Vitalba” e “Sette soli”, saranno a capo di una visita guidata che interesserà l’intero sito, «per permettere – ha riferito la presidentessa di Gettini di Vitalba Linda Monte – ai cittadini di conoscere in futuro com’era Casa Sculco, ma anche per dire che ci vuole una buona dose di faccia tosta per agire in questo modo». Sull’immobile, infatti, solo per un terzo di proprietà statale, non si è ancora pronunciato il Tar, cui è stato avanzato ricorso. 

INDAGINI ARCHEOLOGICHE SU PUNTA SCIFO
Su Punta Scifo (l’area del sito in cui erano state praticate delle piazzole di ancoraggio per dei bungalows per permettere la costruzione di un villaggio turistico), il ministro ha invece annunciato lo stanziamento delle «risorse finanziarie per avviare una campagna di indagini archeologiche finalizzate alla tutela dell’area, nelle forme e con modalità che risulteranno più coerenti con gli eventuali rinvenimenti dei detti siti». Quanto affermato potrebbe, dunque, sancire il mancato prosieguo dei lavori di costruzione, almeno su Punta Scifo.

 Zaira Bartucca

z.bartucca@corrierecal.it

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