COSENZA Avrebbe accompagnato la moglie del boss. Francesco Greco è accusato di aver favorito la latitanza di Sergio Raimondo, il contabile della cosca Perna-Cicero di Cosenza. Questa mattina, nel foro bruzio, il vicesovrintendente di polizia, Francesco Tocci, ha ricostruito alcuni appostamenti fatti a Greco proprio per arrivare poi a Raimondo. Quest’ultimo, ritenuto il contabile del clan, era sfuggito all’operazione “Magnete” ed è finito in manette nell’agosto del 2013, quando è stato rintracciato dalla squadra mobile in un appartamento di Fuscaldo assieme alla moglie e al figlio. Tocci ha ricostruito alcuni spostamenti di Greco proprio a Fuscaldo, quando gli agenti hanno visto – ha detto – una macchina fare la spola su quella strada. Il pm Pierpaolo Bruni, della Dda di Catanzaro – che rappresenta la pubblica accusa – nelle domande rivolte al teste ha fatto riferimento all’arresto di Greco (attualmente ai domiciliari) avvenuto nel dicembre del 2014 per un’estorsione a un bar della città dei Bruzi. Per l’accusa si tratta di un elemento importante per dimostrare l’appartenenza di Greco alla cosca Perna. Anche perché – ha precisato l’assistente Tocci – da quelle indagini emerse che l’estorsione sarebbe stata compiuta dal gruppo che farebbe capo a Perna. Gli agenti della Mobile hanno visto più volte Greco e la moglie di Raimondo entrare in un palazzo di tre piani a Fuscaldo, dove il contabile del clan è stato poi arrestato. Gli investigatori erano da tempo sulle tracce di Greco avendo dei validi sospetti sul suo coinvolgimento nella latitanza di Raimondo. Perché – come sostiene l’accusa – anche Greco stesso avrebbe aiutato occasionalmente la cosca, ma ne avrebbe fatto parte.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 25 maggio per sentire due testimoni: un altro agente di polizia giudiziaria e il presunto proprietario dell’appartamento in cui è stato trovato il contabile dei Perna. Poi si prosegue con la requisitoria del pm.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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