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Spiagge rosse, il fenomeno si allarga

PAOLA L’enigma resta tutto da comprendere. Il fenomeno delle spiagge che si colorano di rossastro e risultate poi contaminate da metalli pesanti è tutt’altro che risolto. Unico elemento finora cert…

Pubblicato il: 30/04/2015 – 15:09
Spiagge rosse, il fenomeno si allarga

PAOLA L’enigma resta tutto da comprendere. Il fenomeno delle spiagge che si colorano di rossastro e risultate poi contaminate da metalli pesanti è tutt’altro che risolto. Unico elemento finora certo a cui sono giunti gli uomini della Procura di Paola – che sulla vicenda ha aperto un specifico fascicolo – resta la stretta localizzazione del fenomeno tra Fuscaldo e Paola. E proprio in quest’ultima cittadina anzi si registrano le segnalazioni di nuove località dove l’arenile avrebbe acquisito questa particolare colorazione. Solo in ordine di tempo ora il fenomeno si sarebbe allargato alle spiagge a sud del centro tirrenico. In particolare nell’area limitrofa al torrente Deuda che separa la cittadina tirrenica da San Lucido.

 

ANOMALIE A PAOLA
Ed è proprio a Paola che resta l’unico sito – e specificatamente in località Pagnotta – che a distanza di due anni dalla prima anomalia i valori di alcune sostanze risultano ancora alti. Si tratta di due elementi – il cobalto e il vanadio – che i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpacal) – chiamati dal procuratore capo Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta ad effettuare le analisi – hanno trovato sabbia con parametri più alti del limite di legge. Mentre le altre aree – già monitorate tramite l’attività incessante della guardia costiera della zona e che avevano fatto registrare nel 2013 eccessi di concentrazioni di metalli pesanti (cobalto, vanadio, cromo totale e stagno) – a una successiva analisi sono risultati con valori normali.

 

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(La spiaggia di Paola interdetta)

 

LE INDAGINI SU UNO STABILIMENTO
Da qui la peculiarità di un fenomeno che aveva portato gli inquirenti anche a mettere sotto stretta osservazione un’attività produttiva della zona. Gli uomini del Noe, in particolare, avevano passato a setaccio uno stabilimento che sorge in località Lago Moschetta di Fuscaldo – non lontano dalla prima segnalazione del fenomeno – e dedito alla lavorazione dell’alluminio. Un’attività che presuppone l’utilizzo di sostanze compatibili con quelle rinvenute nel corso dell’indagine sulle spiagge rosse. Poi i controlli approfonditi effettuati – su delega della Procura – sia sul depuratore dell’azienda sia sul collettore che sversa nel torrente limitrofo allo stabilimento non hanno portato a nulla. Dagli accertamenti è risultato tutto perfettamente in funzione e i parametri controllati nella norma. L’unica anomalia riscontrata dal Noe – che però non incide sulla vicenda delle spiagge rosse – riguardava la mancanza dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).
Nonostante tutti i controlli fatti, le analisi puntuali effettuati nell’entroterra e anche nei corsi d’acqua della zona – entrambi con esito negativo – però il fenomeno a Paola si è amplificato tanto da comportare l’emissione di un’ordinanza da parte del sindaco di Paola, Basilio Ferrari, d’interdizione dell’area in attesa di bonificare la zona. Rimasta allo stato attuale, lettera morta.

 

foto Francesco Fragale

(Francesco Fragale, presidente dei geologi calabresi)

 

LA VOCE DELL’ESPERTO

«Non mi sento di escludere l’origine naturale del fenomeno. Anche se per avere certezza della vicenda occorrerebbero esami ancora più approfonditi». Francesco Fragale, presidente regionale dei geologici non prende una posizione netta sul caso “spiagge rosse”. Ma sottolinea come in via teorica «la colorazione della spiaggia possa essere generata da un processo di ossidazione dei minerali». E anche sulla presenza di alcune sostanze in zona Fragale ricorda come «il vanadio, ma soprattutto il cobalto siano presenti nelle rocce metamorfiche dell’Appennino Paolano». Secondo il geologo, «queste sostanze sono insite nei minerali e possono esser rilasciate in natura attraverso processi di diluizione delle rocce». Anche se la vicenda, anche per Fragale, rimane «molto peculiare. Per fugare i dubbi – ribadisce – servono studi geologici approfonditi che prevedono esami pedrografici e minerologici per comprendere bene la composizione chimica delle rocce esistenti in quella specifica zona». Aspetti che potrebbero essere approfonditi dagli inquirenti per cercare di trovare il bandolo della matassa del complicato caso delle spiagge rosse ed escludere un’eventuale causa naturale del fenomeno. Anche se la competenza su questa materia dovrebbe essere soprattutto legata alla sensibilità dei responsabili Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale. Ma anche delle altre istituzioni locali: Comuni, in testa.

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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