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«Illegittime le assunzioni all'Asp di Cosenza»

CATANZARO Le assunzioni pre-elettorali all’Asp di Cosenza potrebbero essere illegittime. A dirlo è il Tavolo ex Massicci, che nell’ultima riunione del 7 aprile ha letteralmente fatto le pulci al pr…

Pubblicato il: 04/05/2015 – 11:01
«Illegittime le assunzioni all'Asp di Cosenza»

CATANZARO Le assunzioni pre-elettorali all’Asp di Cosenza potrebbero essere illegittime. A dirlo è il Tavolo ex Massicci, che nell’ultima riunione del 7 aprile ha letteralmente fatto le pulci al provvedimento con cui l’ex dg Scarpelli ha cooptato 133 precari in possesso dei requisiti previsti dalla legge Guccione-Orsomarso (la 12 del 2014), per un contratto a tempo determinato di due anni.
Tutto nasce dalla convenzione sottoscritta dall’Azienda sanitaria provinciale e dal dipartimento regionale Lavoro. Un caso che aveva fatto discutere, perché tra i beneficiari dell’invito firmato da Scarpelli figuravano molte persone vicine a personaggi politici di primo piano, il tutto a poche settimane dal voto regionale dello scorso 23 novembre.
L’ex Massicci – oggi guidato dalla dirigente del Mef Angela Adduce – non analizza, ovviamente, il dato politico. Si limita a valutare la legittimità di un atto sottoscritto in una regione dove vige ancora il blocco del turnover per il personale sanitario.
I rilievi sono diversi e tutti circostanziati.

 

LA CONVENZIONE
Innanzitutto c’è un focus proprio sulla convenzione, la fonte esclusiva che regola i rapporti tra i beneficiari della legge Guccione-Orsomarso e l’Asp. Un documento – sottolineano i tecnici dei ministeri della Salute e dell’Economia – firmato da «un dirigente aziendale delegato dal direttore generale pro-tempore dell’Asp (Scarpelli, ndr) di cui è stata dichiarata la decadenza» (subito dopo il voto regionale, con un provvedimento dell’ex commissario alla Sanità, Luciano Pezzi).
Ma c’è di più, perché nella documentazione acquisita acquisita dall’ex Massicci non viene specificato l’istituto giuridico che regola il rapporto tra i precari e l’Asp. «In tal senso – è scritto nel verbale dell’8 aprile –, l'”utilizzo funzionale” dei lavoratori di cui trattasi non è contemplato nell’ambito del vigente Ccnl del comparto sanità. Ecco il motivo per cui «desta perplessità» l’immissione dei 133 lavoratori «che, all’atto della presa di servizio nell’Asp, non presentavano alcuna qualifica professionale». Senza contare che, oltre alla natura del rapporto di lavoro, «la convenzione non specifica i termini di inizio e fine dell’attività oggetto della convenzione stessa».
A essere giudicato «singolare» è l’articolo 7 della convenzione, secondo cui l’utilizzo del personale «non comporta la costituzione di alcun tipo di rapporto di lavoro». Ragione per cui – proseguono i tecnici del Tavolo – «appare non percorribile la prevista iscrizione degli stessi all’ente di previdenza, il versamento delle ritenute erariali e la stessa iscrizione all’Inail, atteso che dette amministrazioni hanno l’obbligo di individuare il datore di lavoro».

 

STABILIZZAZIONE?
C’è un altro rischio, dal momento che quello stesso articolo della convenzione stabilisce che «il periodo coperto dal finanziamento regionale si caratterizza come fase preliminare del processo di stabilizzazione occupazionale». Una disposizione che «implicitamente comporta una successiva fase di stabilizzazione i cui oneri di spesa del personale non sono definiti», ribadisce l’ex Massicci. Che conferma tutte le perplessità manifestate dal commissario ad acta Massimo Scura durante la riunione, «ciò anche in relazione alla conseguente elusione del blocco totale del turnover al quale la Regione Calabria è stata sottoposta».

 

Pietro Bellantoni

p.bellantoni@corrierecal.it

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