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Dissesto idrogeologico, D'Angelis: stop alla cementificazione

CATANZARO «È inaccettabile che in un Paese come il nostro si continui a cementificare senza che ci sia una pianificazione con vincoli di inedificabilità sulle aree esposte al rischio idrogeologico»…

Pubblicato il: 06/05/2015 – 13:06
Dissesto idrogeologico, D'Angelis: stop alla cementificazione

CATANZARO «È inaccettabile che in un Paese come il nostro si continui a cementificare senza che ci sia una pianificazione con vincoli di inedificabilità sulle aree esposte al rischio idrogeologico». È il commento di Erasmo D’Angelis, Coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, al rapporto Ispra sul consumo del suolo. «È una via crucis – aggiunge D’Angelis in una nota – il nostro giro dell’Italia dove franano pezzi di paesini montani e collinari dalla Sicilia alla Calabria dall’Emilia alla Liguria e spesso al Sud crollano villette e case costruite senza licenze edilizie o studi geologico del suolo. È un andazzo che puo’ essere bloccato velocemente, a costo zero, anche con leggi regionali. Basta fare il copia e incolla con le norme in vigore in Puglia o in Toscana». I numeri diffusi da Ispra, osserva D’Angelis, «confermano la nostra preoccupazione e l’urgenza dell’approvazione della legge sul consumo del suolo attualmente in discussione in Parlamento. Bisogna correre – esorta D’Angelis – perché è impensabile da un lato investire come stiamo facendo ben 9 miliardi di euro in 6 anni per ridurre il rischio idrogeologico e dall’altra assistere a cementificazioni in zone a pericolosità idraulica o di frana. Deve essere chiaro – avverte – che non saranno finanziate quelle realtà dove la legge è la deregulation e il fai-da-te urbanistico». Come Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura, rileva D’Angelis, «abbiamo aperto o riaperto 783 cantieri per 1.072 milioni di euro, è partito il Piano delle città metropolitane da 1.2 miliardi già finanziato dal Cipe per 700 milioni, c’è per la prima volta in Italia un Piano nazionale di prevenzione che prevede 7.152 interventi. Un lavoro enorme – conclude – che ha bisogno di una cornice legislativa regionale e nazionale e di certezze sui controlli contro abusivismo e edificazioni in aree a rischio».

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