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Frane, a rischio il 16% dei calabresi

CATANZARO C’è una regione che sprofonda nell’indifferenza delle istituzioni. È la Calabria che deve fare i conti con un territorio con un dissesto idrogeologico decisamente alto. Un fenomeno che es…

Pubblicato il: 06/05/2015 – 15:07
Frane, a rischio il 16% dei calabresi

CATANZARO C’è una regione che sprofonda nell’indifferenza delle istituzioni. È la Calabria che deve fare i conti con un territorio con un dissesto idrogeologico decisamente alto. Un fenomeno che espone a rischio la sua stessa popolazione.

Gli ultimi dati diffusi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e raccolti nel “Rapporto di sintesi sul dissesto idrogeologico in Italia” indicano che circa 160mila calabresi vivono in zone a rischio frane. Un valore che tradotto in termini percentuali si tramuta in oltre l’8 per cento di residenti che diviene ancor più preoccupante se rapportato al dato complessivo del Paese: circa il 16 per cento dell’intera popolazione italiana a rischio vive nella nostra regione. Numeri che danno la misura di quanto il nostro territorio sia debole sotto il profilo idrogeologico e che vengono supportati dai continui episodi di frane e smottamenti registrati ogni anno. Centri interi che letteralmente spariscono, inghiottiti nel nulla a causa del dissesto idrogeologico. Solo limitatamente agli eventi registrati nel corso del 2014 si contano decine di episodi. Da Oriolo a Bagnara Calabra e da Joppolo a Cerenzia, per citare quelli più gravi, c’è una regione che frana sotto i piedi degli abitanti. Provocando, se non lutti, enormi disagi per la popolazione locale costretta ad abbandonare abitazioni e intere cittadine.

Un fenomeno che non risparmia neppure le già fragili infrastrutture di collegamento della regione. Mettendo a repentaglio la sicurezza anche delle principali vie di comunicazione. I dati dell’Ispra tracciano una vera zona rossa per molti punti del tracciato autostradale che attraversa la regione. Con punte elevatissime tra la provincia di Cosenza e il Vibonese. Ponti, tracciati e viadotti realizzati in aree ad altissimo livello di rischio. I cui esempi più immediati balzano agli occhi quotidiani della cronaca.
Sconfortante anche il dato sul rischio alluvioni. Su questo fronte, stando alle rilevazioni dei tecnici dell’Ispra, oltre 77mila persone (circa il 4 per cento della popolazione) è esposto a fenomeni di esondazioni, tracimazione delle acque e inondazioni. Migliaia di calabresi che convivono quotidianamente con il rischio di vedere svanire nel nulla la propria esistenza.
E a fronte di questi dati, ciò che non incoraggia e dimostra la scarsa attenzione delle istituzioni – soprattutto degli enti locali – è l’incremento del consumo del suolo. In Calabria, dai dati dell’Ispra, emerge che il 45,8 per cento dell’intera superficie è stata alterata direttamente o indirettamente dalla mano dell’uomo: abitazioni, infrastrutture, collegamenti viarie, strutture pubbliche e private. Sia che riguardi territori pedemontani sia quelli costieri, i calabresi hanno proceduto ad edificare senza alcun controllo. E nel caso dei litorali della regione, l’Ispra registra un consumo del suolo di circa un quarto del territorio entro trecento metri dalla linea di costa.

Una corsa al cemento che da una parte è causa di molti fenomeni registrati dai tecnici, ma al contempo diviene elemento di innalzamento degli effetti sulla stessa popolazione. Una sorta di effetto boomerang che si trasforma in una vera e propria spada di Damocle per la sopravvivenza di molti calabresi. Mentre sul fronte dei controlli e della prevenzione la politica e le istituzioni sembrano essere assenti.

 

 

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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