COSENZA Il senatore Tonino Gentile aveva tutto il diritto di “criticare” l’ex dg dell’Asp di Cosenza Franco Petramala. Di più: le sortite dialettiche dell’ex sottosegretario all’indirizzo del manager rientrano tra le «opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni». Lo ha stabilito all’unanimità la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di Palazzo Madama durante la seduta dello scorso 29 aprile.
I fatti risalgono al 2009, quando Gentile scrive tre articoli (pubblicati da un quotidiano locale) e un comunicato (diffuso dall’Ansa) nei quali spara a palle incatenate contro Petramala. «Ci sono due direttori, due manager, a Cosenza e Catanzaro – sottolineava il parlamentare –, che amministrano senza avere i requisiti. Uno, addirittura è stato finanche candidato alle elezioni regionali, in spregio alla normativa vigente (…) Sono aumentati gli accreditamenti e si è assistito a stabilizzazioni vergognose, di gente senza titolo e senza arte che percepisce stipendi da dirigente dopo essersi autoassunta. Scandali sui quali la magistratura farà i suoi inevitabili rilievi».
(Franco Petramala)
La vis polemica del senatore cosentino si espande anche in un successivo editoriale, nel quale parla di «manager senza titoli e senza requisiti, protagonisti, peraltro, di aperte violazioni di legge, lasciati impunemente a gestire un territoriomalato e senza alcuna interlocuzione degna di questo nome».
Frasi che a Petramala non piacciono affatto. Infatti parte la denuncia per diffamazione ai danni del senatore.
Lo scorso 13 marzo il Tribunale di Cosenza ha trasmesso al Senato gli atti relativi al procedimento civile intentato contro Gentile.
Il caso è così passato al vaglio della Giunta per le immunità che, su proposta della relatrice Filippin (Pd), ha stabilito che le dichiarazioni di Gentile «rientrano nella prerogativa dell’insindacabilità» propria di un parlamentare. Discorso chiuso. Petramala non sarà contento.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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