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Fondi sociali per l'infanzia, «recuperare terreno»

COSENZA «Bisogna recuperare il terreno perso sui fondi sociali: il rischio di impoverimento aumenta e il 20 per cento dei minori vive in condizioni di povertà o di grave disagio». È la richiesta ch…

Pubblicato il: 07/05/2015 – 13:06
Fondi sociali per l'infanzia, «recuperare terreno»

COSENZA «Bisogna recuperare il terreno perso sui fondi sociali: il rischio di impoverimento aumenta e il 20 per cento dei minori vive in condizioni di povertà o di grave disagio». È la richiesta che i componenti della sede cosentina dell’associazione a tutela dell’infanzia “Peter Pan” rivolgono alla Giunta regionale, richiamata ai suoi doveri nonostante la «complicata e pessima eredità nell’ambito delle applicazioni delle misure sociali».
«Si tratta – affermano in particolare il presidente del sodalizio Mario Campanella e l’esperta di diritto della famiglia e volontaria dell’associazione Maria Locanto – di minori appartenenti a famiglie con assenza di reddito o monoreddito che, grazie alle scellerate politiche sul diritto allo studio degli ultimi anni, hanno avuto anche problemi con l’istruzione obbligatoria. La sperequazione dei fondi sociali e la loro distribuzione impropria ha portato inoltre – specificano – a una forte contrazione della stessa domanda di accesso alle sovvenzioni».
«La Regione – proseguono Campanella e Locanto – ha perso finanziamenti per circa 600 milioni di euro nel periodo 2006-2012, che avrebbero consentito il finanziamento della legge di contrasto alle povertà per una platea molto più vasta. La Calabria ha avuto il triste doppio primato nello stesso periodo relativo al pagamento della retta più bassa d’Italia per i minori ricoverati in istituti e case famiglie (21 euro giornaliere) e la presenza di un abbandono scolastico progressivo pari al 16, 5% tra gli over 14». «La grave crisi economica in atto ha determinato un preoccupante ritorno all’indigenza: la Calabria ha complessivamente perso circa 1,2 mld di euro nelle politiche sociali dal 2002 al 2013, cifra che avrebbe consentito di applicare, seppure a una popolazione ridotta, il reddito minimo di cittadinanza, con effetti certamente migliori dell’inedia totale registrata – concludono – in tutto questo lungo periodo».

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