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"Deus", il 7 luglio al via il processo alla cosca Crea

REGGIO CALABRIA Fatta eccezione per Vincenzo Alessi, Domenico Perri, e Domenico Rotolo che hanno scelto l’abbreviato, dovranno tutti affrontare il processo di fronte al Tribunale di Palmi gli indag…

Pubblicato il: 08/05/2015 – 7:51
"Deus", il 7 luglio al via il processo alla cosca Crea

REGGIO CALABRIA Fatta eccezione per Vincenzo Alessi, Domenico Perri, e Domenico Rotolo che hanno scelto l’abbreviato, dovranno tutti affrontare il processo di fronte al Tribunale di Palmi gli indagati dell’operazione Deus, scaturita dall’inchiesta che ha svelato il condizionamento della cosca Crea sull’amministrazione comunale di Rizziconi. Per ordine del gup Cinzia Barillà, a partire dal prossimo 7 luglio si dovranno presentare di fronte al Tribunale di Palmi Maria Grazia Alvaro, Clementina Burzì, Antonio Crea, Domenico Crea, Giuseppe Crea (latitante), Marinella Crea, Teodoro Crea (classe 1967), Teodoro Crea (classe 1939, detto “Il Toro”), Girolamo Cutrì, Giuseppe Lombardo, Osvaldo Lombardo, Domenico Russo e Vincenzo Tornese. Alla sbarra dunque va non solo il capo storico del clan, quel Teodoro “Toru” Crea, pluripregiudicato per reati di mafia, già arrestato nel 2006 dopo un lungo periodo di latitanza, che a Rizziconi era conosciuto anche come “dio onnipotente”, ma anche gran parte dei suoi familiari: la moglie Clementina Burzì, la figlia Marinella Crea e la nuora Maria Grazia, mentre ancora si cerca il figlio Giuseppe, ancora latitante.Per i magistrati, insieme a elementi di spicco del clan, ma anche ex consiglieri comunali e imprenditori sono tutti a vario titolo coinvolti nel totale condizionamento della vita politica, sociale ed economica di Rizziconi, dove era il clan Crea a decidere tutto, dagli appalti agli uomini che dovevano sedere nelle istituzioni.
Per i magistrati infatti, portano la firma del clan Crea le manovre che nel 2011 hanno determinato il crollo dell’amministrazione guidata dal sindaco Antonino Bartuccio, naufragata a causa delle dimissioni della maggioranza più uno dei consiglieri. Una vicenda finita al centro dell’indagine che nel giugno 2014 ha portato all’arresto del boss Crea e dei suoi familiari, padroni incontrastati del piccolo centro della Piana e delle sue istituzioni.
“Si badi bene sin d’ora – spiega il gip fin dalle prime pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – che lo scioglimento del Consiglio non sarà frutto di spargimenti di sangue ma della capacità della cosca mafiosa di condizionare, direttamente e/o indirettamente, l’esito del voto popolare attraverso indebite pressioni sui singoli eletti”. Usurpando un potere che l’architettura dello Stato vorrebbe residente nel popolo e solo nel popolo, i Crea – ha svelato l’inchiesta Deus – si sono impossessati di Rizziconi e delle sue istituzioni. Ma non solo nel 2011 quando l’amministrazione Bartuccio è caduta. “La presente indagine- si legge nelle carte – ha dimostrato che la famiglia mafiosa Crea, cosca egemone nel territorio del Comune di Rizziconi, ha condizionato pesantemente la vita politica del paese. Non a caso, il Consiglio comunale di Rizziconi è stato sciolto per ben due volte (nel 1995 e nel 2000) e, di recente, in data 2 Aprile 2011, a seguito delle dimissioni presentate da nove consiglieri, il medesimo civico consesso è stato ancora una volta sciolto con decreto del Prefetto della Provincia di Reggio Calabria”. Dimissioni che portano la firma dei consiglieri dell’epoca e volevano mostrarsi come frutto di disaccordi politici ma in realtà, per la Dda sono frutto di “contiguità, pressioni ed intimidazioni, diretta espressione del metodo mafioso e della forza di intimidazione esercitati sul territorio” dai Crea, decisi a porre fine all’azione di risanamento promossa dall’ex sindaco Bartuccio.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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