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Rapine agli anziani, riduzioni di pena in appello

REGGIO CALABRIA La sentenza conferma l’impianto accusatorio, ma alcuni degli imputati incassano pesanti riduzioni di pena al processo d’appello Barracuda, che ha fatto luce su una violentissima ban…

Pubblicato il: 08/05/2015 – 18:35
Rapine agli anziani, riduzioni di pena in appello

REGGIO CALABRIA La sentenza conferma l’impianto accusatorio, ma alcuni degli imputati incassano pesanti riduzioni di pena al processo d’appello Barracuda, che ha fatto luce su una violentissima banda – una vera e propria associazione a delinquere per i giudici – che ha messo a segno una serie di rapine ai danni di numerosi anziani. Per gli imputati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alle rapine agli anziani, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona, i giudici hanno stabilito condanne tra i due e i 19 anni e nove mesi, in alcuni casi sensibilmente ridotte rispetto al primo grado di giudizio grazie al riconoscimento di una delle principali istanze delle difese, che hanno insistito per il riconoscimento della continuazione – dunque la cumulabilità – dei reati fine con il reato associativo.
La pena più alta va a Domenico Palmisano, condannato a 19 anni e 9 mesi di carcere, in luogo dei 26 e 9 mesi rimediati in primo grado, mentre 18 anni sono andati ad Antonio Caracciolo, in prima istanza condannato a 22 anni e 9 mesi. Passa da 20 anni di reclusione a 14 Fabio Calù, difeso dall’avvocato Giovanni De Stefano, mentre sono 7 gli anni di pena inflitti a Salvatore Bonura, in primo grado condannato a 11 anni e 6 e 9 mesi quelli decisi dalla Corte per Giovanni Bellantoni, in luogo degli 11 anni e 6 mesi rimediati in primo grado. Una sostanziale riduzione di pena è stata invece riconosciuta a Carmelo Calù, difeso dall’avvocato Gianfranco Giunta, condannato a 4 anni in luogo dei 14 e 6 mesi in precedenza rimediati. La pena più bassa va a Mirko Falcomatà, punito con 2 anni in luogo dei cinque in precedenza rimediati.
Anche per i giudici sono loro i responsabili della banda che a Reggio Calabria aveva scelto come vittime privilegiate gli anziani, che sorprendeva da soli in casa e non esitava a spogliare di qualsiasi cosa avessero di valore. Una banda organizzata, con ruoli definiti e una gestione pianificata dei proventi delle rapine – ha sostenuto la pubblica accusa e confermato la sentenza – tutte portate a termine con tecniche consolidate, secondo una prassi divenuta metodo.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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