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La salvezza di Matacena in cambio delle Falangi nel Ppe

REGGIO CALABRIA Fra Italia e Libano non c’è in ballo solo la trattativa per garantire piena operatività al latitante per mafia Amedeo Matacena. Anche Amin Gemayel, ex presidente libanese e leader s…

Pubblicato il: 09/05/2015 – 9:46
La salvezza di Matacena in cambio delle Falangi nel Ppe

REGGIO CALABRIA Fra Italia e Libano non c’è in ballo solo la trattativa per garantire piena operatività al latitante per mafia Amedeo Matacena. Anche Amin Gemayel, ex presidente libanese e leader storico dei Kataeb, le Falangi cristiano maronite, vuole qualcosa: l’ingresso nel Ppe, grazie all’intercessione dell’ex cavaliere Silvio Berlusconi. Per raggiungere il duplice obiettivo, l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e Vincenzo Speziali si dividono i compiti. A Speziali, tocca il ruolo da intermediario con gli interlocutori libanesi, a Scajola – già impegnato in una serie di manovre finanziarie che sembrano tese ad agevolare la Rizzo nell’occultare l’immenso patrimonio della galassia Matacena – è appaltata la “gestione” della moglie dell’ex parlamentare latitante – istruita passo passo su cosa fare e tramite chi – come di rapporti e relazioni che facilitino lo sdoganamento in ambito europeo di quelle Falangi universalmente ricordate per aver firmato il massacro di Sabra e Chatila.

 

TRATTATIVA SUL FILO DELL’INCIDENTE DIPLOMATICO
Si tratta di un affare delicato, assolutamente informale, ad ogni passo si rischia l’incidente diplomatico e il momento storico politico non è dei migliori. In Italia, le imminenti elezioni europee hanno messo a nudo i nervi scoperti e la crisi di leadership in Forza Italia, mentre l’avanzata di giovani leoni come Fitto, mette a rischio potere e candidatura di vecchi colonnelli come Scajola, nell’inquieto paese dei Cedri – impantanato nella consueta instabilità politica – si tratta per formare il nuovo governo. Nessuno vuole rimanere con il cerino in mano se le cose dovessero andare male, quindi la parola d’ordine è prudenza. Le telefonate fra Scajola e Speziali sono brevi e solo allusive o criptiche il tema viene affrontato, spesso i dettagli e le specificazioni vengono rimandati a un appuntamento su Skype o di persona, ma alla fine la quadra sembra essere stata trovata. I buoni uffici di Speziali in Libano hanno funzionato e un “delegato informale” arriverà in Italia per occuparsi della questione.

 

FIRAS E IL DELEGATO “RISERVATO” DAL PAESE DEI CEDRI
«Lui è il figlio dell’ex presidente del Parlamento libanese. Lui adesso parla perché è stato delegato riservatamente … riservatamente, in maniera, ecco.. da parte del nuovo titolare della cattedra come si suoi dire», spiega Speziali, chiarendo che si tratta della cattedra «della Giustizia». Un bieco tentativo di rendere meno chiara la conversazione, che tuttavia rimane inequivocabile. Del resto, sarà lo stesso imprenditore rendere più cristallini i termini della questione, spiegandoli per filo e per segno alla Rizzo in una successiva conversazione. Speziali – annota la Dia nella sintesi riportata in atti – «specificava poi che l’avvocato Firas sarebbe stato in Italia il 10-11-12 marzo e che avendo un rapporto di conoscenza diretta con Claudio Scajola, sarebbe stato quest’ultimo a gestire la cosa, tanto da non risultare necessaria la presenza di Chiara Rizzo, impegnata in quei giorni nell’Emirato di Dubai». E la Rizzo non ha nulla da eccepire. A Speziali dice: «Basta che tu ne parli con Claudio, qualcosa io sono d’accordo … diciamo che Claudio è quello che decide per me, quindi va bene».

 

IN CAMBIO DELLA SALVEZZA DI MATACENA LE FALANGI VOGLIONO IL PPE
Nel frattempo però c’era un’altra trattativa in corso fra Italia e Libano, complementare – lascia intendere l’ordinanza – all’impegno di esponenti di vertice delle istituzioni di Beirut nei confronti di Matacena. Ed è lo stesso Scajola a spiegarla alla Rizzo. «Claudio dice che il Presidente del Libano, Gemayel, sarà il 27 e 28 febbraio a Roma perchè lui è riuscito a fargli avere un incontro con Berlusconi che deve essere da lui ui sponsorizzato per l’ingresso nel Ppe. Per questo motivo – si legge nella sintesi della Dia – Vincenzo sta pensando di convincere Firas a farlo venire per la stessa data con la delegazione insieme ad Amin». Trattative incrociate che camminano di pari passo, una delle quali – quella relativa a Matacena – sembra subire una battuta d’arresto quando l’incontro previsto con il delegato libanese slitta a causa della serie di attentati che hanno colpito il paese dei Cedri, mentre il nervosismo di Scajola – che pretende dettagli sul piano in atto – svela ancora più particolari agli investigatori che lo ascoltano. «Claudio dice a Vincenzo che non riesce a capire il meccanismo di spostamento visto che non c’è l’asilo politico, “cos’è, che è clandestino?” – annota la Dia – Vincenzo si inalbera subito e dice “Claudio, basta!!!”.

 

LA LETTERA DI GEMAYEL
Inquietudini che in parte sarà una lettera dello stesso Gemayel a fugare, scrivendo testualmente: «Ciò di cui mi occuperò a partire da domani è di trovare un modo riservato per farlo uscire dagli Emirati Arabi poiché tratteremo il dossier con molta attenzione, una volta ottenute le garanzie che noi stabiliremo con le loro autorità. Comprendi bene che la questione è estremamente delicata, ma sono fiducioso. A tal fine, visto che la prossima settimana ci andrò per un giorno e mezzo, porterò con me il nostro amico e tenterò di avviare il discorso e ti terrò informato». L’amico in questione è Speziali, che anticipa il contenuto della lettera e assicura all’ex ministro dell’Interno: «Ti volevo innanzitutto dire che della vicenda, quella che ci interessa, di cui stavamo parlando se ne sta occupando direttamente lo zio di mia moglie … personalmente. E personalmente lui mi da poi la lettera che ti mando per fax».

 

IL VIAGGIO DI GEMAYEL E SPEZIALI NEGLI EMIRATI
In più Speziali conferma a Scajola che accompagnerà Gemayel negli Emirati, dove incontrerà «le persone interessate al movimento» di Matacena. In più, «Vincenzo dice che quando saranno là, per una giornata, se hanno la possibilità farà in modo di incontrare Amedeo e porterà anche Amin. Se non riesce in quel giorno andrà da solo ad incontrarlo in quanto ormai stanno trattando la cosa direttamente. Vincenzo dice che in Libano hanno sistemato tutto ed è scritto tutto nel dettaglio». A complicare l’operazione sarà l’arresto a Beirut di Marcello Dell’Utri, un altro dei “clienti” che per i magistrati Speziali si era preoccupato di aiutare. Per prudenza, l’imprenditore sparisce per dieci giorni, mentre l’ex ministro dell’Interno va su tutte le furie. Ed anche con il Ppe le cose non vanno troppo per il verso giusto. Quando Gemayel arriva in Italia – accompagnato da Speziali – il programmato incontro con Berlusconi salta, perché il presidente di Forza Italia – scoprono gli investigatori ascoltando Scajola e Speziali – «dopo aver accordato l’incontro a Roma ha cambiato programma all’ultimo dicendogli che doveva andare Gemyel ad Arcore per incontrarlo, cosa che quest’ultimo ha preso come un’offesa». E Scajola con disperazione. Ma non sarà nulla in confronto a quella con cui l’ex ministro saluterà l’ordinanza di custodia cautelare meno di un mese dopo.

a. c.

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