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Nel network di Speziali politici, giornalisti e faccendieri

REGGIO CALABRIA Si è sempre definito un uomo innocente perseguitato dalla legge e dai pm. Ha tuonato contro la stampa e gli investigatori, ipotizzando macchinazioni e travisamenti degli elementi a …

Pubblicato il: 09/05/2015 – 9:30

REGGIO CALABRIA Si è sempre definito un uomo innocente perseguitato dalla legge e dai pm. Ha tuonato contro la stampa e gli investigatori, ipotizzando macchinazioni e travisamenti degli elementi a suo carico. Eppure oggi, a quasi un anno esatto da quel primo avviso di garanzia ricevuto nell’ambito del cosiddetto caso Scajola, dagli elementi messi agli atti per chiedere l’arresto di Speziali emerge un dato inequivocabile per i pm: l’omonimo nipote dell’ex senatore del Pdl ha avuto un ruolo – e non di poco conto – nel tentativo di salvaguardare operatività e risorse dell’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, latitante in fuga dall’esecuzione di una condanna definitiva per mafia e di una nuova ordinanza di custodia cautelare.

 

CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL… A inchiodarlo non solo le carte sequestrate nel corso dell’operazione con cui la Dia un anno fa ha stretto le manette ai polsi all’ex ministro Claudio Scajola, alla moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, al suo braccio destro, Martino Politi, e alle segretarie dei due coniugi, Roberta Sacco e Maria Grazia Fiordelisi. A inchiodare Vincenzo Speziali con la gravissima accusa di procurata inosservanza di pena aggravata dalle modalità mafiose, sono le sue stesse parole, intercettate e registrate dagli investigatori, e dalle indagini pedissequamente riscontrate. Parole oggi condensate in un’ordinanza di custodia cautelare che mette nero su bianco un dato inequivocabile: nel progetto di agevolare la latitanza di Matacena Speziali ha investito tutto il capitale sociale delle sue relazioni personali, politiche e familiari. Non si tratta semplicemente dei contatti, assolutamente di rango, che tanto lui come la famiglia intrattengono con il Libano, ed in particolare con l’ex presidente Amin Gemayel, leader dei Kataeb, le Falangi cristiano maronite libanesi. Rapporti che non si devono alle relazioni personali di Speziali, che da anni  ha sposato Joumana Rizk, nipote di Gemayel. Quello con il leader dei Kataeb – emerge dall’ordinanza – è uno strutturato rapporto fra l’intera famiglia Speziali e l’ex presidente libanese, se è vero che almeno in una occasione, nel marzo 2012, Gemayl è stato ospite a casa dell’omonimo zio senatore dell’imprenditore, mentre poco più di un anno dopo è toccato a Speziali jr accompagnare a far visita alla tomba di Giulio Andreotti. Ma il contributo che l’imprenditore investe va oltre. 

 

IL NETWORK DI SPEZIALI AL SERVIZIO DI MATACENA Dall’ex potentissimo faccendiere piduista Luigi Bisignani, al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, dal chiacchierato immobiliarista Stefano Ricucci all’ex dc, sospeso dal partito perché massone e affiliato alla loggia P2 Emo Danesi, dall’ex deputata oggi Garante calabrese dei diritti dell’infanzia Marilina Intrieri a giornalisti, politici, uomini dei servizi di sicurezza e intelligence: il network di Speziali è variegato e composito. E tutti coloro che ne fanno parte vengono inconsapevolmente usati o scientemente coinvolti nel piano per dare una via d’uscita all’ex parlamentare condannato in via definitica per concorso esterno in associazione mafiosa, Amedeo Matacena. Speziali non è solo nel progetto, ma agisce in tandem con l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. Fin dal dicembre 2013, gli investigatori registrano continui contatti fra i due, parimenti impegnati nel lavoro diplomatico necessario per creare le condizioni perché a Matacena venga concesso l’asilo politico a Beirut. È una conditio sine qua non. L’obiettivo, si paleserà nel corso delle conversazioni, non è semplicemente evitare che l’ex parlamentare condannato per mafia venga estradato in Italia, ma soprattutto garantirgli la piena operatività.

a. c.

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