REGGIO CALABRIA Rimane ancora senza colpevoli la morte di Franco Fabio Quirino, l’imputato del processo “Alta Tensione” ucciso, nello scorso marzo, con tre colpi alla schiena pochi giorni prima dalla sentenza. il gup Davide Lauro ha infatti assolto Natale Crisalli, per l’accusa responsabile di tentato omicidio, condannandolo però a 4 anni e mesi 4 di reclusione e 10.000 di multa per detenzione di pistola e violenza. Supera invece la richiesta del pm, la pena disposta per Rocco Richichi, condannato a 2 anni e 4 mesi per concorso in detenzione e porto di arma da fuoco e minacce. Per entrambi è stata esclusa l’aggravante mafiosa invocata dal pm Sara Amerio. Nel luglio scorso, gli investigatori erano arrivati a Crisalli anche grazie alla testimonianza dell’ex moglie di Quirino, Rosaria Nicolò, che accorsa in ospedale, non appena saputo dell’agguato subìto dal marito, agli investigatori aveva spiegato: «Ci siamo rivisti stasera, intorno alle 20, al bar di mia proprietà, quando lui è venuto un pò brillo e si è tolto il giubbotto, mostrandomi e guardando la parte posteriore dello stesso in cui si notavano alcuni forellini, dicendomi: “quel pezzo di merda mi ha sparato”. Io gli ho chiesto chi e lui mi ha detto che era stato Natale Crisalli, abitante nelle palazzine basse del rione Modena a cagione di una lite che avevano avuto in mattinata. Poco dopo affermava di volerlo andare a trovare per “fargli una faccia tanta”». E sarà proprio Crisalli, interrogato la stessa notte dell’omicidio dai carabinieri, a rivelare il motivo della lite: «Le mie controversie con Quirino Franco Fabio sono iniziate l’altro ieri, quando mi ha incontrato per caso lungo la via pubblica, mentre ero in compagnia di un mio amico: Pizzimenti Antonino, nei pressi del “Dolce Forno”, aggredendomi verbalmente, accusandomi di essere un infame, carabiniere e sbirro (amico di Maugeri) e minacciandomi di morte». Appellativi che diventano offese nel rione Modena di Reggio Calabria, arrivando a degenerare anche in maniera tragica. Per gli inquirenti quella lite sarebbe stata l’origine dell’omicidio, avvenuto nelle ventiquattro ore successive, al termine di un ennesimo scontro fra i due. Una ricostruzione che aveva passato il vaglio del gip, che duramente aveva sottolineato «i valori impliciti che hanno mosso gli attori della vicenda risiedono, infatti, tutti nella necessità non solo di affermare la propria prevalenza criminale sull’altro, ma anche di farlo con modalità plateali, funzionali a implementare l’intimidazione collettiva e così affermare il predominio non solo sul contendente, ma sull’intera scena sociale». Ma le conclusioni di Procura e gip, che aveva convertito in ordinanza il fermo disposto per Crisalli, non sono riuscite a convincere il giudice di primo grado. Ad oggi, rimane senza nome il killer di Franco Fabio Quirino.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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