CROTONE Finora avevano viaggiato su binari paralleli ma, adesso, le sorti dei due siti archeologici crotonesi Antica Kroton e Capo Colonna potrebbero incontrarsi. A “discapito” del primo ma nell’intento, manifestato dagli interessati, di far confluire parte delle cospicue risorse a disposizione – i circa 62 milioni di fondi Pac deliberati dalla giunta regionale lo scorso 20 marzo che l’amministrazione comunale starebbe dirottando in parte per il teatro comunale e per la manutenzione di alcune strade – per beni culturali più “promettenti” come, appunto, l’area cara a Hera Lacinia. Questa la richiesta che Linda Monte e Margherita Corrado delle associazioni “Gettini di Vitalba” e “Sette soli”, hanno avanzato tramite una lettera al presidente e ai membri del consiglio comunale di Crotone e alla IV commissione Cultura e archeologia.
«Le scriventi associazioni, in merito alle alterne vicende dei finanziamenti per la cosiddetta “Antica Kroton” – scrivono le interessate – hanno da tempo manifestato forti perplessità sull’impiego di tali consistenti risorse per un sito che non rappresenta, salvo che per sole motivazioni scientifiche, una ricchezza spendibile per la città dal punto di vista del richiamo di flussi turistici, e comunque non nel breve periodo». Il nuovo “pacchetto” di interventi su Antica Kroton avrebbe dovuto prevedere – come stabilito nelle scorse settimane nel corso di una riunione della giunta regionale convocata dal governatore Oliverio – la riqualificazione del parco urbano, opere di bonifica del suolo – discusso era stato il proposito di utilizzare nell’area la tecnica considerata invasiva della fitorimediazione prevista nel progetto – scavi archeologici, interventi di valorizzazione e la realizzazione di un museo archeologico. Propositi che, a partire dalla corsa per i fondi Cipe – poi confluiti nel Piano di azione e coesione (Pac) – per l’apertura del cantiere entro il 31 dicembre, sono però rimasti fermi al palo, nonostante i cospicui anticipi inoltrati all’indirizzo delle ditte. Uno «sperpero» mal tollerato dalle due associazioni, anche in relazione delle «scarse ricadute turistiche» insite nel sito di Antica Kroton.
Da qui, la richiesta indirizzata al consiglio comunale di «impegnarsi presso l’ente Regione a trasferire l’intero ammontare dei fondi per l’arricchimento dei contenuti e l’ampliamento dell’offerta dell’immenso sito archeologico di Capo Colonna, dove persino il parco – sottolineano Corrado e Monte – cui spettano anche Quote Cimino, Tonnara, Scifo, Alfieri e le acque antistanti, è scavato finora per neppure il 30 per cento». Perché, se da un lato Antica Kroton ha rappresentato una landa desolata cui “attingere” senza lasciare traccia di riqualificazione, altre sono, a detta delle firmatarie della missiva indirizzata all’esecutivo di Vallone – le «priorità» sui cui si potrebbero indirizzare uomini e mezzi. Piazza B. Villaroja, il Castello di Carlo V, i casali sette-ottocenteschi e i conventi, tra cui quello dei Cappuccini, di proprietà comunale, sono, ancora a detta di Monte e Corrado, tra questi. Da qui l’invito, rivolto al consiglio a impegnarsi per «l’ottenimento della restituzione e l’impiego dei fondi in discussione per come suggerito: questa operazione – affermano – restituirebbe speranza alla collettività, fiducia nella possibilità di essere essa stessa artefice di sviluppo e fonte di una decorosa qualità della vita. Gli eletti – concludono – abbandonino i loro “orticelli”, e si adoperino per coltivare la terra che appartiene a tutti».
z. b.
x
x