CATANZARO «È sempre ammirevole l’intento di operare una drastica riorganizzazione della struttura amministrativa e burocratica degli uffici regionali al fine di operare un attento controllo della spesa ed un annullamento degli sprechi al fine limitare l’utilizzo di soldi pubblici ma se questo si traduce in un esautoramento dei liberi professionisti dai procedimenti allora ci troviamo in presenza non di un ammirevole intento bensì, ahimè, di una buona scusa. Devo costatare, infatti, che questa impostazione spesso si concretizza esclusivamente in un blocco delle consulenze esterne ai professionisti e in una chiusura a riccio degli uffici regionali nei confronti delle libere professioni, come se le consulenze o le progettazioni esterne determinassero chissà quale spreco o danno alle casse regionali e non fossero in realtà un prezioso bagaglio di esperienze e competenze cui attingere». È quanto afferma, in una nota, il presidente dell’Ordine degli architetti di Catanzaro, Giuseppe Macrì, in riferimento al caso sollevato dal Corriere della Calabria in relazione alla progettazione della “Piazzetta Calabria” ad Expo e alla manifestazione d’interesse che era stata vinta da un gruppo di giovani professionisti poi “scaricati” dalla Regione.
«Nello specifico – spiega infatti Macrì – mi riferisco a quanto accaduto in merito alle procedure messe in atto in occasione della partecipazione della Regione Calabria ad Expo 2015; procedure anonime, inclusive e meritocratiche, che avrebbero consentito a giovani professionisti calabresi (dalla acclarata competenza in materia) di dare un contributo notevole all’immagine che la nostra regione avrebbe portato a questo evento mondiale. Queste procedure sono state bloccate, ignorate, disconosciute, disattendendo le aspettative che avevano legittimamente creato nei partecipanti e sostituite da una task force interna. Concorsi d’idee e di progettazione sono, infatti, gli unici strumenti trasparenti e inclusivi in grado di garantire qualità nei progetti, ad ogni scala: dal piccolo allestimento ai grandi complessi per uffici e servizi. Non possiamo più permetterci di fare a meno della qualità nei progetti e di non riconoscere che questa qualità si esprime solo alla presenza di procedure concorsuali pubbliche, alle quali però bisogna, ovviamente, dare un seguito concreto».
Secondo Macrì spesso l’affidamento interno di determinati procedimenti «pone delle serie questioni di competenza e di qualità. I colleghi che lavorano negli uffici regionali – aggiunge – sono esperti nelle procedure pubbliche, nel controllo, nella programmazione e nell’indirizzo, ma si trovano a disagio nel gestire e nel progettare, non tanto per mancanza di sensibilità e preparazione, ma per ovvia mancanza di strumenti».
Sul piano degli sprechi, poi, il presidente dell’Ordine degli architetti rileva che «annullare, disconoscere, bloccare, insomma aver fatto finta di non conoscere l’esistenza di procedure selettive già ultimate e ratificate con atti formali ha determinato spreco di soldi e un danno per le casse regionali così come deve ritenersi uno spreco aver impegnato personale interno sottraendolo ai compiti ordinari soprattutto a fronte di un offerta di prestazione a “costo zero” formalmente proposta e scaturita dall’eccezionalità della situazione».
Un atteggiamento, questo, che secondo Macrì «non mostra il minimo rispetto per la professionalità, l’impegno e il ruolo dei colleghi coinvolti. Né tantomeno – aggiunge – per quei giovani architetti che hanno manifestato il loro amore per la propria terra partecipando ad una manifestazione di interesse anonima e gratuita pur di donare la loro competenza per contribuire ad un riscatto anche nell’immagine con cui la Calabria si sarebbe dovuta presentare ad Expo. Ed è proprio questa mancanza di trasparenza e di rispetto per la professionalità che determina spesso un giustificato rapporto conflittuale tra la pubblica amministrazione e i liberi professionisti».
«Auspico che questa vicenda – conclude Macrì – dia consapevolezza della risorsa che costituisce il mondo della libera professione anche se probabilmente questi giovani colleghi, che lottano per affermare la loro professionalità in questa regione in cui le alternative all’emigrazione sono molto poche, difficilmente si convinceranno di essere state vittime di una spending review e non piuttosto di una epurazione politico/burocratica che non ha tenuto conto che nella fattispecie si tratta di un gruppo di giovani architetti mossi dal solo amore per la professione e per la loro terra. Tralasciando tutti i profili di violazione dei principi basilari del buon funzionamento della pubblica amministrazione in termini di efficienza ed efficacia e probabilmente anche di natura erariale».
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