LAMEZIA TERME Ventimila euro per gambizzare il fratello. L’imprenditore Franco Perri, arrestato oggi assieme ad altre 44 persone, voleva impartire una lezione davvero severa a chi, con il suo atteggiamento, stava infangando il buon nome della famiglia.
Marcello Perri, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta Andromeda, aveva il vizio della cocaina e delle donne. Spassi che gli sarebbero costati circa 80mila euro all’anno. Una situazione intollerabile, per Franco Perri, che avrebbe perciò deciso di organizzare un agguato contro il fratello, commissionato al clan Iannazzo. A rivelare le intenzioni del proprietario del centro commerciale “I due mari” sono stati tre diversi collaboratori di giustizia.
La gambizzazione poi non avverrà, ma Franco Perri faceva sul serio. L’attentato viene organizzato fin nei minimi particolari. L’imprenditore lametino chiede il “favore” a Vincenzino Iannazzo “U morettu”, anche lui finito in manette, che a sua volta si rivolge a un esponente del clan alleato, il futuro “pentito” Angelo Torcasio, definito dagli inquirenti «anello di congiunzione» tra le due cosche. La questione viene poi sottoposta a Vincenzo Bonaddio, che inizialmente rifiuta, ma poi acconsente quando viene a sapere che la “ricompensa” sarebbe stata di 20mila euro. È proprio Bonaddio a dare il suo placet e a proporre Battista Cosentino (in seguito anche lui collaboratore di giustizia) come esecutore dell’intimidazione. La pistola, una 7.65, la procura proprio Torcasio. Un’arma a basso potenziale che avrebbe permesso una gambizzazione senza conseguenze più gravi per il fratello dell’imprenditore.
I PENTITI
A confermare tutto sono tre collaboratori: Angelo Torcasio, Battista Cosentino e l’ex “reggente” Giuseppe Giampà, convinto che l’agguato avrebbe riavvicinato il suo clan alla famiglia Perri, fino a quel momento sotto l’esclusiva protezione degli Iannazzo.
Franco Perri – racconta Angelo Torcasio durante l’interrogatorio del 30 settembre 2011 – aveva chiesto a Iannazzo di gambizzare il fratello perché «faceva uso di cocaina dilapidando troppi soldi, quindi per dargli un avvertimento».
Altri particolari sui rapporti di Franco Perri con i clan di Lamezia li fornisce, in un interrogatorio che risale all’ottobre 2011, il pentito Cosentino, secondo cui l’imprenditore sarebbe stato «in buoni rapporti» con gli Iannazzo, ma non con «i nicastresi». Il patron dei “Due mari” era deciso ad andare fino in fondo: «Voleva che sparavamo al fratello – ricorda Cosentino –, dal ginocchio verso sotto, non più sopra, perché dice che il fratello tirava cocaina, ci spende ottantamila euro l’anno tra femmine e cocaina»
L’ATTENTATO
È tutto pronto, Battista Cosentino effettua addirittura i sopralluoghi sul posto scelto per l’attentato. Tenta pure di sparare a Perri, ma alla fine rinuncia. È Angelo Torcasio a spiegare perché: «Ha provato tante volte… vicino al Bonsai (pizzeria di Nicastro, ndr) dove stanno costruendo le villette, però non ha avuto l’occasione… cose… insomma… non se la sentiva!». Agli appostamenti avrebbe partecipato anche Antonio Muraca (finito ai domiciliari), incaricato di fare l’autista a Battista Cosentino. I due sanno quanto sia rischiosa l’operazione: uno sbaglio di mira e il “favore” a Franco Perri si sarebbe potuto trasformare in un casus belli capace di far scoppiare una faida. «Però come lo pigli a una gamba? Non sia mai dopo non lo pigli alla gamba ci dobbiamo ammazzare con quelli di Sambiase?».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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