CATANZARO Ha risposto alle domande del gip di Vibo Valentia Francesco “Franco” Perri, l’imprenditore arrestato due giorni fa nell’ambito dell’operazione “Andromeda” che, nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, ha segnato un duro colpo contro la cosca Iannazzo di Lamezia Terme. L’imprenditore, hanno riferito i suoi legali, gli avvocati Francesco Pagliuso e Bernardo Marasco, nel corso dell’interrogatorio di garanzia «ha ampiamente chiarito la propria posizione protestando la sua totale estraneità ai fatti e fornendo elementi in grado di escludere totalmente la fondatezza delle accuse mosse nei suoi confronti». Contestualmente, proseguono i legali, è stata fornita una prima parte di documenti utili e la difesa si è riservata di fornire «un ulteriore ampio dossier documentale atto a dimostrare la totale estraneità ai fatti di reato ipotizzati» a carico di Perri con «dati ed elementi inconfutabili». L’imprenditore, peraltro, hanno reso noto i difensori, «ha chiaramente indicato le ragioni e i moventi delle mendaci e calunniose accuse a suo carico. In pari tempo, al fine di consentire la regolare e proficua prosecuzione delle attività aziendali, ha immediatamente rassegnato le dimissioni da tutte le cariche sociali ricoperte che, a questo punto, vengono contestualmente assunte dal Pasquale Perri, il quale a far data dall’immediatezza, assume l’amministrazione e la legale rappresentanza di tutte le società e le aziende del gruppo Perri che continueranno, pertanto, il normale espletamento delle attività di impresa». Sotto il profilo strettamente processuale, la difesa sta predisponendo «ogni documentazione e apprestamento utile a confutare radicalmente il teorema di accusa, cosa che avverrà nei prossimi giorni innanzi all’autorità giudiziaria competente». L’imprenditore, proprietario del centro commerciale “Due Mari”, è accusato di associazione mafiosa, possesso di arma e di avere ordito un attentato ai danni di suo fratello Marcello, reo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, di dilapidare il patrimonio della famiglia e infangarne il buon nome a causa del suo vizio di assumere cocaina. Perri avrebbe chiesto aiuto alla cosca dei “sambiasini”, gli Iannazzo, e si sarebbe rivolto proprio al capofamiglia Vincenzino, detto “U Moretto”, anche lui finito in manette. La quota offerta per portare a termine l’attentato – una gambizzazione punitiva – sarebbe stata di 20mila euro, che sarebbero stati offerti a un altro indagato Vincenzo Bonaddio. A puntare il dito contro l’imprenditore sono tre pentiti Angelo Torcasio, Battista Cosentino e Giuseppe Giampà.
Intanto, sono partiti anche gli interrogatori di garanzia degli altri indagati – in 45 sono stati raggiunti da misure cautelari. Oggi, davanti ai gip di Vibo Valentia e Palmi, sono state sentite 14 persone la maggior parte delle quali si sono avvalse della facoltà di non ripondere. Le accuse nei confronti dei 45 indagati sono, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione e detenzione illegale di armi.
INTERROGATORI A VIBO
A Vibo Valentia sono stati interrogati Antonio Davoli, Francesco Pontieri, Pietro Iannazzo, Francesco Mascaro, Peppino Daponte e Antonello Caruso che hanno deciso di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari. A parlare sono stati, invece, Domenico Cannizzaro, detto “Ricciolino”, che al pari di Perri ha respinto ogni accusa.
INTERROGATORI A PALMI
Altri cinque indagati sono stati sentiti a Palmi. Si tratta di Antonio Iannazzo, Antonio Liparota, Bruno Gagliardi, Alfredo Gagliardi e Adriano Sesto. Solo quest’ultimo ha inteso rispondere al gip respingendo ogni accusa a suo carico. Gli interrogatori proseguiranno lunedì prossimo nelle carceri di Cosenza e Catanzaro.
Nutrito il collegio difensivo che assiste gli indagati. Oltre a Pagliuso e Marasco ci sono gli avvocati Francesco Gambardella, Lucio Canzoniere, Caterina Scarpino, Pino Zofrea, Antonio Larussa, Salvatore Cerra, Renzo Andricciola e Franco Giampà.
Alessia Truzzolillo
redazione@corrierecal.it
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