COSENZA «Agli studenti del liceo classico Telesio di Cosenza è negata la possibilità di partecipare ad una importante manifestazione contro la mafia a carattere nazionale in occasione della ricorrenza del 23/mo anniversario della strage di Capaci». È quanto sostiene, in un comunicato, il capogruppo del Pd al Comune di Cosenza, Marco Ambrogio. «Un altro schiaffo al liceo classico Telesio ed altro schiaffo alla città di Cosenza – afferma Ambrogio – ma questa volta si rischia di cadere nel ridicolo. La Provincia di Cosenza, infatti, nega l’utilizzo dell’Auditorium Guarasci sostenendo che per quella data è già occupato, per la “Giornata della legalità” a ricordo della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone con la compagna Francesca e gli uomini della scorta, promossa dalla Fondazione ai due intitolata, in programma il 23 maggio. La manifestazione, a differenza degli anni scorsi, quando si organizzarono le navi della legalità nella città di Palermo, quest’anno si terrà in diverse piazze d’Italia tra cui Firenze, Milano e Corleone ed altre, che saranno animate ed affollate da studenti di ogni ordine e grado. Saranno organizzati proprio in questi luoghi dibattiti, laboratori e momenti di confronto sui temi della legalità e della cittadinanza attiva. Le piazze saranno collegate con l’aula bunker di Palermo, dove sarà presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che conosce bene la mafia avendone pagato direttamente le conseguenze con l’assassinio del fratello Santi». «Dispiace tanto che il liceo Telesio – sostiene ancora Ambrogio – non potrà prendere parte all’iniziativa o dovrà ripiegare altrove pur avendo nel suo istituto una struttura eccellente che non può utilizzare, ogni volta per un motivo differente. Nei giorni scorsi, insieme ai colleghi di minoranza, abbiamo presentato un ordine del giorno in Consiglio comunale, che molto probabilmente sarà inserito già in settimana, per discutere proprio della cogestione dell’auditorium Guarasci tra Telesio e Provincia, proprio per evitare che si continui a perpetrare un comportamento assai grave da parte di chi pensa di gestire la cosa pubblica come un’azienda privata».
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