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Non retribuiti e dimissionari, operai ex Omeca vincono la causa

REGGIO CALABRIA Il giudice del lavoro dà ragione a nove ex dipendenti dello stabilimento ex Omeca di Reggio per i quali era stata chiesta l’inibizione dall’ingresso in fabbrica, oggi proprietà di A…

Pubblicato il: 16/05/2015 – 13:47
Non retribuiti e dimissionari, operai ex Omeca vincono la causa

REGGIO CALABRIA Il giudice del lavoro dà ragione a nove ex dipendenti dello stabilimento ex Omeca di Reggio per i quali era stata chiesta l’inibizione dall’ingresso in fabbrica, oggi proprietà di Ansaldobreda e in procinto di passare sotto la gestione Hitachi. È quanto comunica, in una nota, la Fiom-Cgil di Reggio-Locri. «I nove lavoratori infatti, mesi fa – spiega la segreteria –, esasperati da retribuzioni non regolari e da spettanze arretrate che si accumulavano sempre più, supportati e difesi dalle organizzazioni sindacali, iniziarono azioni di protesta crescente fino ad arrivare allo sciopero a oltranza. Da parte della ditta interessata non ci sono stati mai segnali di apertura o di dialogo nonostante tutte le sollecitazioni sindacali, neanche alla formale richiesta di conciliazione presso il locale Ufficio del lavoro e a un appello pubblico. E anzi si è risposto con due licenziamenti in tronco. Nel frattempo, l’AnsaldoBreda Spa, probabilmente a causa del fermo lavori causato dallo sciopero a oltranza e che rischiava di bloccare parte della produzione, disdiceva il contratto con la Pf Processi Speciali e assegnava i lavori alla Engitech».
«I sette lavoratori in sciopero a oltranza – continua la Fiom –, preoccupati del loro futuro, comunicavano immediate dimissioni per giustificati motivi oggettivi al datore di lavoro, e supportati dalle organizzazioni sindacali, in sintonia con le normative vigenti degli appalti, chiedevano l’assorbimento presso la nuova società assegnataria dei lavori, cosa che avveniva permettendo il rientro in fabbrica dei nove operai. La Pf Processi speciali si rivolgeva quindi al giudice del lavoro, ex art. 700 cpc, per ottenere di inibire l’ingresso in fabbrica dei 9 operai in vista di un possibile e ingente risarcimento danni per violazione obbligo di fedeltà e del patto di non concorrenza, quantificando i danni in oltre 350mila euro. Il 15 giugno 2015, il giudice Patrizia Morabito, con un’ordinanza esemplare (numero 492/2015) ha accertato nella fattispecie che i nove operai non hanno violato alcun obbligo, in quanto “la cessazione dei rapporti di lavoro tra i lavoratori resistenti e la Progetti speciali è stata determinata da fatto dello stesso datore”.
«È una sentenza importante e che fa scuola», dichiara il segretario Fiom-Cgil Antonio Pensabene, «in pratica è stato riconosciuto al lavoratore, in presenza di gravi comportamenti del datore di lavoro, tra cui in primis la mancata o reiterata irregolare retribuzione e altro, di poter dare dimissioni immediate per giustificati motivi oggettivi e ricollocarsi sul mercato del lavoro, senza per questo commettere alcuna slealtà o illecita concorrenza in quanto i lavoratori dal lavoro, così come riportato dal giudice, ricavano i proventi per il sostentamento proprio e delle proprie famiglie. E quindi se di dimettono perché non li paghi, e si cercano un altro lavoro per vivere, non è possibile successivamente accusarli di infedeltà o concorrenza sleale».
«In un territorio, la Calabria, dove le mancate retribuzioni o le retribuzioni irregolari con spettanze arretrate che si accumulano sempre di più a danno del lavoratore rappresentano purtroppo un punto di caduta diffuso – aggiunge –, è un traguardo importante che quanto meno riconosce il diritto della persona di dimettersi e cercarsi nuova occupazione per vivere, senza il pericolo che l’ex datore di lavoro ti chieda pure il risarcimento danni». Pensabene precisa che «è doveroso un particolare ringraziamento al nostro avvocato Giuseppe Morabito che ha assistito come sempre egregiamente per la Fiom tutti e nove i lavoratori e che aveva da subito capito l’importanza dei diritti in gioco nella specifica causa processuale».
La segreteria della Fiom territoriale non a caso aveva formalizzato 15 giorni fa alla segreteria nazionale, prima di questa sentenza, la richiesta di valutare l’ingresso dell’avvocato Giuseppe Morabito nella Consulta giuridica, importante organo nazionale della Fiom-Cgil, dove si trattano e si discutono i più importanti temi di diritto e lavoro dell’organizzazione.

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