CATANZARO “Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il 22 aprile scorso con un proprio decreto, che peraltro contiene delle inesattezze evidenti, ha deciso di chiudere definitivamente l’istituto penitenziario di Lamezia Terme. Si hanno notizie certe che ha ripreso quota l’ipotesi del trasferimento definitivo del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria nell’ormai ex istituto di Lamezia Terme. E’ opportuno ribadire che è una scelta alla quale questa amministrazione comunale si opporrà poiché assolutamente irragionevole sotto diversi aspetti”. E’ quanto afferma, in una nota, il presidente del consiglio comunale di Catanzaro, Ivan Cardamone. “Oltre a ribadire la disponibilità, già dimostrata dall’amministrazione Abramo – prosegue Cardamone – di trovare soluzioni alternative per collocare il Provveditorato nel capoluogo di Regione, come stabilisce una legge dello Stato, l’amministrazione comunale è pronta anche alla risoluzione del contenzioso in essere con il ministero per la struttura di viale Isonzo data in gestione, allo stesso ministero, qualche anno fa. La disponibilità dell’edificio di via San Brunone di Colonia, di proprietà del Comune, potrebbe rispondere benissimo alle esigenze degli uffici del provveditorato regionale sia per gli standard in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, sia perché necessita di limitati interventi strutturali a cui far fronte con un dispendio minimo di risorse. Appare doveroso ribadire, soprattutto sotto l’aspetto dell’economicità, altresì, la possibilità di trasferire gli uffici del provveditorato regionale presso la struttura penitenziaria di Catanzaro ove sono disponibili i locali della caserma agenti utilizzati in parte e dove è già dislocata la Centrale operativa regionale”. “In termini economici – sostiene ancora Cardamone – le soluzioni offerte dal Comune di Catanzaro andrebbero a comportare un enorme risparmio per le casse pubbliche del Ministero. La struttura di Lamezia Terme è, infatti, un ex convento risalente al 1400, peraltro di pregio storico, la cui ristrutturazione e il cui adeguamento alla sola normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro comporterebbe un esborso superiore alle 600-700mila euro. L’ex convento di Lamezia Terme meriterebbe una destinazione più appropriata alla sua storia anziché sede di uffici”.
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