Ultimo aggiornamento alle 20:21
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Dalle continue richieste di pizzo al "progetto" di suicidarsi

COSENZA Le continue richieste estorsive avevano persino indotto un imprenditore cosentino al suicidio. È quanto emerge dal provvedimento di fermo dell’operazione “Doomsday”, emesso dalla Dda d…

Pubblicato il: 17/05/2015 – 14:26
Dalle continue richieste di pizzo al "progetto" di suicidarsi

COSENZA Le continue richieste estorsive avevano persino indotto un imprenditore cosentino al suicidio. È quanto emerge dal provvedimento di fermo dell’operazione “Doomsday”, emesso dalla Dda di Catanzaro ed eseguito, martedì scorso, dai carabinieri di Cosenza contro presunti esponenti della cosca “Rango-Zingari”. Già il pentito Vincenzo Foggetti, lo scorso settembre, riferiva agli inquirenti che un imprenditore di Cosenza era vittima di reiterate condotte estorsive, da parte di personaggi anche «intranei» alla criminalità organizzata cosentina, in conseguenza delle quali quest’ultimo, oltre allo stato fallimentare delle sue attività imprenditoriali, aveva subìto una profonda prostrazione che lo aveva, persino, indotto al suicidio. Il collaboratore di giustizia ha raccontato di aver saputo queste cose dalla «viva voce» dell’imprenditore che conosceva dai quando erano ragazzi.
«Sono a conoscenza del fatto che – ha detto Foggetti nell’interrogatorio inserito nel provvedimento di fermo – l’imprenditore è sotto estorsione per un importo di 50mila euro da Maurizio Rango, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti; questo me l’ha riferito lui stesso poiché siamo amici di infanzia. Lui stesso ha pagato effettivamente questo importo, anche se ha tentato il suicidio per sottrarsi alle grinfie degli estorsori, il tutto risalente a circa 7-8 mesi fa. E mi ha detto che pure in tempi più recenti Lamanna, Adolfo Foggetti e Rango si sono recati da lui per richiedere somme di denaro a titolo di estorsione».
Successivamente la vittima del “pizzo”, «pur mostrando una certa ritrosia» – mettono nero su bianco gli inquirenti – renderà dichiarazioni nei confronti di Antonio Intrieri, Maurizio Rango, Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna e Simone Santoro.
In un primo momento aveva ritrattato per «paura di ritorsioni», ma poi esasperato da ulteriori prevaricazioni subìte confermava con un altro verbale quanto dichiarato inizialmente. Ecco che cosa ha detto lui stesso agli inquirenti: «…Nel frattempo, venivo contattato da Adolfo Foggetti che già, come vi ho detto, era inizialmente intervenuto nella vicenda unitamente al Santoro, il quale mi disse che Intrieri era adirato nei miei confronti, in quanto non avevo onorato, in tempo, il debito con lui».
Foggetti e Santoro rimproverano all’imprenditore di non aver dato a Intrieri l’ultima tranche di 8.500 euro dovuta, «pur avendo il lui stesso aveva corrisposto la somma in questione a un soggetto inviato da Simone Santoro alla Banca popolare del Mezzogiorno di Quattromiglia; quindi Adolfo Foggetti, “forte” della sua caratura criminale, gli intimava – e a “tutela” di Antonio Intrieri -, di pagare ulteriori 8mila euro con un’aggiunta di 5mila euro quali “interessi” maturati dal ritardo nel pagamento».
«Io, ovviamente, contestavo la cosa a Simone Santoro – ha raccontato agli inquirenti – il quale, però, negava di avere ricevuto gli 8.000 euro che io avevo, su sua indicazione, consegnato allo sconosciuto innanzi alla banca di Quattromiglia e, anzi, mi minacciava genericamente».
Successivamente l’imprenditore aveva consegnato – è emerso dalle indagini – una somma di 10mila euro nelle mani di Adolfo Foggetti, tra settembre 2012 e febbraio 2013, in due tranche di 5.000 euro: «Dopo l’intimazione al pagamento ricevuta da Foggetti, io mi sono procurato 10.000 euro, in contanti, che consegnavo, in due rate da 5.000 euro ciascuna a Foggetti, in due distinte occasioni tra settembre 2012 e febbraio 2013. Non sono molto preciso nelle date poiché è comprensibile il mio stato d’animo e la prostrazione subita per quanto mi stava accadendo. Oltre a questi 10.000 euro, sempre per onorare al debito che Antonio Intrieri riferiva di avere con me, ulteriori 2.500 euro, con rate mensili di 500 euro, sono stati consegnati da una persona, attingendoli dal “credito” che io vantavo per il suo subentro nella gestione del ristorante, concordato in 32.000 euro. Tutto ciò, aggiunto anche ad altre vicende che in questi anni ho subìto… tanto da portarmi in uno stato di profonda prostrazione e in una occasione ho cercato di “farla finita”: la cosa non si è concretizzata per il malfunzionamento dell'”impianto” che avevo creato con i gas di scarico della mia autovettura. Io ho profondo timore dei personaggi che vi ho menzionato perché ne conosco la personalità e, proprio per questo, non avevo mai denunciato nulla…».
Dalle dichiarazioni – è scritto nel provvedimento di fermo – emergeva evidentemente lo «stato di assoggettamento, timore e omertà in cui l’imprenditore ha vissuto dal 2011 all’attualità. Difatti lo stesso, benché destinatario di minacce gravi e di aggressioni concrete, aveva aderito sommessamente alle ingiuste richieste di danaro operate dai propri “aguzzini”, non intendendo denunciare, prima dell’iniziativa investigativa in corso di analisi, i soprusi subìti».

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x