LAMEZIA TERME Si è detto estraneo alle accuse Koval Vasyl, 32 anni, arrestato nella notte tra mercoledì e giovedì scorso nel corso dell’operazione “Andromeda”, tesa a sgominare la cosca lametina degli Iannazzo. Durante l’interrogatorio di garanzia il giovane di origini ucraine si è detto totalmente estraneo ai reati che gli vengono addebitati ossia di avere esploso dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione privata di un uomo reo di avere un debito di 5mila euro con Pietro Iannazzo. Il disegno criminoso era stato ordito, secondo quanto riportano gli investigatori della Squadra Mobile di Catanzaro, oltre che da Koval anche da Francesco Mascaro, 41 anni, e da Matteo Vescio, attualmente collaboratore di giustizia. Ma se Mascaro, nel corso dell’interrogatorio di sabato scorso, si è avvalso della facoltà di non rispondere, Koval, assistito dagli avvocati Domenico Folino e Diego Brancia, ha deciso di rispondere al gip negando ogni addebito e dichiarando di non conoscere le persone che avrebbero agito insieme a lui.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere, negando ogni addebito a lui contestato, Vincenzino Iannazzo, detto “U Moretto”, considerato il capo riconosciuto del locale di Sambiase, la frazione di Lamezia nella quale la cosca aveva il proprio territorio di appartenenza. Pur operando nel territorio lametino fin dal 2003, secondo le indagini gli Ianazzo erano riconosciuti da tutte le consorterie calabresi e i loro affari si estendevano anche fuori dalla regione, in Veneto e in Irlanda in particolare. La cosca di Sambiase è considerata alleata al clan Cannizzaro-Daponte e in rapporto di assoluta non belligeranza con la cosca Giampà.
Alla base del lavoro degli inquirenti, per ricostruire gli affari illeciti e i crimini contestati ai 45 indagati dell’operazione Andromeda, ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare di Giuseppe Giampà, reggente dell’omonima cosca, finito in manette nel corso dell’operazione Medusa. Durante gli interrogatori che si sono svolti oggi tra le carceri di Cosenza e Catanzaro, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche gli indagati Francesco Iannazzo, Peppino Buffone, Alfredo Gagliardi, Emanuele Iannazzo, Antonio Muraca, Gino Daponte, Angelo Anzalone, Vincenzo Torcasio, Alfredo Gagliardi e Bonaddio Vincenzo, interrogato nel carcere di Spoleto. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Francesco Pagliuso, Antonio Larussa, Lucio Canzoniere, Massimiliano Carnovale, Lucio Canzoniere e Gianfranco Spinelli.
Alessia Truzzolillo
redazione@corrierecal.it
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