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CALCIO SPORCO | Gli inquirenti: «Crimini che offendono lo sport»

CATANZARO «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione». Cita Pasolini, Andrea Grassi, direttore della Prima divisione, nel corso della …

Pubblicato il: 19/05/2015 – 12:53
CALCIO SPORCO | Gli inquirenti: «Crimini che offendono lo sport»

CATANZARO «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione». Cita Pasolini, Andrea Grassi, direttore della Prima divisione, nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina al centro polifunzionale della Questura di Catanzaro sull’operazione Dirty Soccer condotta dalla Dda, e coordinata dal sostituto procuratore Elio Romano, che ha portato alla luce una nutrita organizzazione dedita alla frode sportiva. Secondo Grassi questo sistema di corruzione «offende chi crede nel calcio perché non si è trattato solo di singoli episodi ma di una vera e propria rete improntata alla corruzione degli incontri sportivi».

Secondo il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo si è giunti ai risultati di Dirty Soccer – 50 fermi e 70 persone indagate – partendo dall’inchiesta Andromeda, le cui misure sono state eseguite nella scorsa settimana e che ha permesso di fare luce sulle attività illecite della cosca lametina degli Iannazzo e dei suoi sodali. È stato indagando sul clan che è emerso come questo avesse strette relazioni con soggetti della squadra del Neapolis, società dilettantistica presieduta da Mario Moxedano, e da qui è partita un’indagine parallela che ha svelato un’ampia rete fatta di finanziatori, calciatori, allenatori, presidenti e dirigenti sportivi organizzati per truccare le partite e monopolizzare le scommesse.

Da questa indagine è venuta poi fuori un’altra associazione più estesa e più pericolosa della prima, composta da finanziatori serbi (qualcuno dei quali, come Milosavljevic Uros, è sfuggito alla cattura) e al gruppo di Mauro Ulizio, direttore generale “di fatto” della Pro Patria, e Massimiliano Carluccio, socio occulto e dirigente “di fatto” del Pro Patria. Questi soggetti, come risulta dalle indagini, non disdegnavano la violenza e le minacce quando si trattava di dover riscuotere i debiti delle scommesse. Il fenomeno era talmente esteso che anche altre Procure d’Italia hanno aperto altri spezzoni di inchiesta. Il merito dell’inchiesta Dirty Soccer, secondo il procuratore Lombardo, è quello di avere delineato il panorama nazionale di questi illeciti e di avere svelato il fenomeno. Anche perché il ruolo dei calabresi, come ha fatto notare il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, resta centrale. Un esempio? Fabio Di Lauro, ex calciatore e imprenditore, si legge nel decreto di fermo «volendo rimproverare l’amico Di Nicola di una presunta mancanza di “rispetto” nei confronti degli amici stranieri (Brdanin Aleksander, Milosavljevic Uros e Jovicic Milan), gli inviava un messaggio nel quale dapprima puntualizzava di essere a conoscenza di tutto quello che riguardava gli affari trattati dagli stranieri e quindi lo ammoniva, in gergo tipicamente ‘ndranghetistico, vantando amicizie e legami, facenti capo a lui ed ai complici stranieri, in ambienti malavitosi calabresi». Moltissime le gare registrate, oltre diecimila le intercettazioni trascritte, come ha tenuto a sottolineare il capo della Squadra mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti che ha aggiunto: «Chi è andato col biglietto a vedere le partite truccate può fare querela».

Alessia Truzzolillo

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