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Ma io rimpiango il vecchio Totocalcio

Era un rito quello del sabato dopo pranzo. Ritrovarsi nelle ricevitorie e dare il via a infinite discussioni con amici e conoscenti sull’esito delle partite in programma per il giorno successivo. T…

Pubblicato il: 19/05/2015 – 14:17
Ma io rimpiango il vecchio Totocalcio

Era un rito quello del sabato dopo pranzo. Ritrovarsi nelle ricevitorie e dare il via a infinite discussioni con amici e conoscenti sull’esito delle partite in programma per il giorno successivo. Tredici partite e tre risultati possibili: 1, X, 2. Altro che under e over, altro che pronostici sui calci d’angolo conquistati dalle singole squadre, altro che scommesse sul numero di gol segnati in quella gara, come è possibile fare adesso. Erano anni splendidi quelli in cui i nostri campionati di calcio venivano giudicati unanimemente i più belli del mondo. Quelli in cui i campioni facevano a gara per raggiungere l’Italia. La pay-tv nessuno sapeva cosa fosse. O si andava allo stadio o bisognava attendere i tg della sera per strappare qualche immagine della squadra del cuore o ci si attaccava alla radiolina con “Tutto il calcio minuto per minuto”. 
E poi c’era lei, la schedina. Tredici partite di calcio (fino al gennaio 1951 erano dodici, poi negli ultimi anni diventeranno addirittura quattordici) divise tra serie A, B e C. Per diversi decenni vincere al Totocalcio è stata l’aspirazione praticamente di tutti gli italiani. Vincere significava incassare milioni (se non miliardi) di lire e cambiare vita, comprare auto e case.
La prima schedina risale al 1946 ed è un’invenzione di Massimo Della Pergola, giornalista triestino della Gazzetta dello Sport. Fu così che nello stesso anno fondò la Sisal con i colleghi Jegher e Molo: le schedine ebbero un rapido successo, e nel giro di due anni il Totocalcio fu nazionalizzato per decreto. La vincita più alta di sempre, 5,5 miliardi di vecchie lire, fu realizzata nel 1993. Da allora è iniziato il declino. Sono iniziate a fiorire le sale scommesse e le ricevitorie online. Partite ogni giorno e agli orari più impensabili.
È possibile puntare denaro su tutto, adesso. E in qualunque momento. I risultati? Sono sotto gli occhi di tutti. L’ultima conferma di un calcio che ha perso fascino arriva dall’inchiesta della Dda di Catanzaro, che ha messo a nudo un sistema di partite taroccate e gestito da un sodalizio criminale. La giustizia farà il suo corso, certo. Né è pensabile emettere sentenze in questa fase. I soggetti coinvolti nell’ultimo scandalo avranno la possibilità di difendersi come meglio credono. Resta l’amarezza per un clima avvelenato. La dura reprimenda del pm Elio Romano non può passare inosservata: «Le scommesse hanno corrotto il calcio». Già, vero. Chi ci restituirà la spensieratezza di quei sabato pomeriggio in perenne sosta davanti alle vetrine del tabaccaio di fiducia?

 

Twitter: @AntonioRicchio

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