Ultimo aggiornamento alle 17:23
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

Calabria, emergenza disoccupazione

LAMEZIA TERME La Calabria presenta «forti criticità» in diversi settori. È quanto emerge dal Rapporto 2015 dell’Istat (“La situazione del Paese”). Le città del centro-nord sono quelle che hanno il …

Pubblicato il: 20/05/2015 – 8:35
Calabria, emergenza disoccupazione

LAMEZIA TERME La Calabria presenta «forti criticità» in diversi settori. È quanto emerge dal Rapporto 2015 dell’Istat (“La situazione del Paese”). Le città del centro-nord sono quelle che hanno il maggior numero di abitanti: 18 milioni, aumentati del 5,8% in dieci anni. Lo studio colloca questi centri urbani in un primo gruppo di sistemi locali – su un totale di 7 – classificati sulla base della struttura demografica, della dinamica della popolazione e delle forme dell’insediamento residenziale. Quelli che l’Istat definisce «raggruppamenti di sistemi», presenterebbero «una marcata caratterizzazione geografica che ricalca la dicotomia centro-nord/Mezzogiorno e delinea nettamente le aree urbane e i territori a connotazione rurale».

 

I «TERRITORI DEL DISAGIO»

Dopo «le città del centro-nord» l’Istituto di statistica elenca «la città diffusa», che raccoglie 94 sistemi con una popolazione di circa 12 milioni di abitanti (+11% in dieci anni), caratterizzata da un modello “insediativo” che genera consistenti flussi giornalieri di pendolarismo. A seguire «il cuore verde», raggruppamento del centro-nord (circa 10 milioni di residenti), dove coesistono le aree montane dell’arco alpino, i distretti turistici dell’Italia centrale e delle località costiere, le aree a forte connotazione storico-culturale e di produzioni agricole di qualità.
A seguire «i territori del disagio», primo dei gruppi urbani del Mezzogiorno, che include realtà come la conurbazione napoletana, l’area urbana di Palermo e alcuni sistemi dell’hinterland di Bari (oltre 4,8 milioni di abitanti). Poi «gli altri centri urbani meridionali» 4,7 milioni di abitanti, con una realtà caratterizzata da un mercato del lavoro con forti criticità e una complessiva staticità. A seguire «l’altro Sud» (6,8 milioni), che nel Mezzogiorno esprime forti potenzialità, localizzato in aree non caratterizzate da eccessiva edificazione, elevato pregio naturalistico e ricco patrimonio storico-culturale. Infine il Mezzogiorno interno, raggruppamento che secondo l’Istat è composto da 140 sistemi localizzati lungo l’Appennino tra l’interno del Lazio e la Lucania, ma anche in Calabria, Sicilia interna e Sardegna centrale. Quest’ultima categoria include territori che si stanno spopolando da decenni, con una popolazione essenzialmente anziana e un mercato del lavoro asfittico.

 

DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA
Un’altra criticità persistente nella nostra regione è l’aumento della disoccupazione. Ecco che cosa fotografa il Rapporto. Si può notare grande eterogeneità a livello nazionale con 142 sistemi che presentano simultaneamente alti livelli di occupazione e bassi livelli di disoccupazione (i migliori 14 sono del Trentino-Alto Adige, dove spiccano Bressanone e Brunico che hanno un tasso di occupazione superiore al 60 per cento e un tasso di disoccupazione inferiore al quattro per cento) ma anche 88 sistemi con bassa occupazione e contemporaneamente alta disoccupazione (per lo più in Sicilia e Calabria; fa parte di questo gruppo anche il sistema di Napoli, con un tasso di occupazione inferiore al 30 per cento e un tasso di disoccupazione superiore al 26 per cento). È presente una concentrazione delle situazione più sfavorevoli nel Mezzogiorno: il 58 per cento dei sistemi locali del Mezzogiorno è caratterizzato dalle tre combinazioni più sfavorevoli dei tassi di occupazione e disoccupazione (ovvero “occupazione bassa e disoccupazione alta”, “occupazione bassa e disoccupazione medio-alta”, “occupazione medio-bassa e disoccupazione alta”), e il peso di queste aree, espresso in termini di popolazione residente, è di oltre due terzi. In quattordici sistemi delle regioni meridionali il tasso di occupazione è superiore al valore medio della stessa ripartizione ma inferiore a quello nazionale; d’altro canto, in questi il tasso di disoccupazione presenta comunque valori superiori a quello medio della stessa ripartizione. Nelle regioni meridionali, l’aumento dell’occupazione in Campania si concentra a Napoli e nei sistemi locali turistici della costiera amalfitana e delle isole; in Puglia a Bari e Brindisi; in Basilicata, Calabria e Sicilia in parte dei piccoli sistemi locali non specializzati, ma anche in quelli insistenti nei capoluoghi di provincia di Vibo Valencia, Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. In Sardegna la ripresa dell’occupazione emerge soprattutto nei sistemi a vocazione agricola, nonché a Cagliari, Olbia, Nuoro e Carbonia.

 

QUALCHE ECCEZIONE VIRTUOSA
Vi è poi una minoranza di sistemi locali (23 in tutta Italia, pari al 3,2 per cento del totale) che, pur avendo retto agli urti della crisi nell’intero periodo considerato, mostra segni di cedimento proprio nell’ultimo anno con una variazione negativa dell’occupazione fra il 2013 e il 2014 (sistemi locali vincenti in calo. Questa tipologia virtuosa è pressoché assente nel Mezzogiorno salvo poche eccezioni fra cui l’area del Crotonese in Calabria (costituita dai sistemi locali di Crotone, Mesoraca, Petilia Policastro e Sellia Marina) e tre sistemi locali della costa orientale della Sardegna (San Teodoro, Tortolì e Orosei).

 

OMICIDI E RAPINE
In cinque anni, dal 2009 al 2013, in Italia c’è stato un calo del 14,3% degli omicidi volontari e un aumento del 18% dei furti e del 22% di rapine. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale. Nel 2013 sono stati commessi 502 omicidi volontari. Valori superiori alla media nazionale (0,83 per 100 mila abitanti) si riscontrano in Calabria (2,44 omicidi per 100 mila abitanti); inferiori in Valle d’Aosta, dove non si sono verificati omicidi, e in Veneto (0,24). Le donne sono oltre un terzo delle vittime di omicidio volontario e, nel 42,5% dei casi, a ucciderle è il partner o l’ex partner. Nel 2013 sono stati denunciati circa un milione e mezzo di furti e 44 mila rapine. Per entrambi si registra un aumento rilevante (18 e 22% rispettivamente nel quinquennio 2009-2013). Tra i furti aumentano del 67% quelli in abitazione. Nei grandi comuni i furti in abitazione crescono del 164% a Verona, del 136% a Bologna, del 126% a Bari, mentre gli aumenti minori si registrano a Napoli e Venezia. Aumentano del 45% i furti con destrezza, del 34% gli scippi, del 18% quelli negli esercizi commerciali. A Bologna, Milano, Venezia e Torino, seguite da Firenze, Roma e Genova, sono stati denunciati in misura maggiore i borseggi, mentre a Napoli, Catania e Bari gli scippi.
Al contrario, risultano in diminuzione i furti di veicoli, in particolare dei ciclomotori (-37%). Napoli ha il tasso più alto di rapine in strada (300 per 100 mila abitanti), che è circa il doppio rispetto a quelli di Milano, Torino e Catania (circa 150 rapine in strada ogni 100 mila abitanti). Tra le rapine risultano in fortissimo aumento quelle nelle abitazioni (+85%). Gli aumenti più consistenti si osservano a Bologna (+200%), Bari (+167%), Milano (+165%) e Palermo (+124). Nel 2013 l’incidenza più elevata si registra a Milano, seguono Palermo, Bari e Torino.

 

PERIFERICITA’ CULTURALE
Il gruppo della perifericità culturale accoglie i sistemi locali con dotazioni basse su entrambe le dimensioni e si caratterizza come residuale. Contiene 71 sistemi locali che comprendono 542 comuni (6,7 per cento del totale). Questi territori concentrano solo il 3,9 per cento della popolazione e l’8,1 per cento della superficie e corrispondono ad aree del Paese scarsamente popolate e in tendenziale abbandono. Quasi la totalità dei sistemi locali (83,1 per cento) è localizzata nel Mezzogiorno e due terzi appartengono a solo tre regioni: Calabria, Sicilia e Sardegna (rispettivamente il 26,8, il 21,1 e il 19,3 per cento). Circa la metà – oltre a caratterizzarsi per il fatto che la cultura non ha una centralità nell’economia locale – non mette in mostra alcuna specializzazione economica, a conferma dell’incapacità di questi territori di attivare processi di sviluppo. Del
resto l’84,7 per cento dei comuni del gruppo è situato in aree interne – di cui oltre la metà periferiche e ultra periferiche – individuate dal ministero dello Sviluppo economico come obiettivi specifici delle politiche di sviluppo locale, in quanto distanti da grandi centri di
agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x