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Le priorità del Patto per la Calabria

REGGIO CALABRIA «È un momento storico per la Calabria». Così Natale Mazzuca, presidente di Unindustria Calabria, e Michele Gravano, Paolo Tramonti e Santo Biondo, segretari generali di Cgil, Cisl e…

Pubblicato il: 20/05/2015 – 12:21
Le priorità del Patto per la Calabria

REGGIO CALABRIA «È un momento storico per la Calabria». Così Natale Mazzuca, presidente di Unindustria Calabria, e Michele Gravano, Paolo Tramonti e Santo Biondo, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, hanno commentato il documento “Un Patto per la Calabria-Proposte e azioni per lo sviluppo e il lavoro”, presentato questa mattina nella sede reggina di Confindustria.
Il documento siglato da sindacati e industriali rappresenta, per adesso in potenza, un vero e proprio punto di svolta per l’economia calabrese. Di fronte alla crisi economica e sociale che perdura ormai da anni, la proposta esposta nel documento vuole individuare azioni e interventi per favorire la competitività del territorio regionale, sostenendo processi innovativi ripresa occupazione, crescita della produttività ma soprattutto aumento dei beneficiari della ripresa economica. Una ripresa economica che passa da azioni semplici ed interventi facili da comprendere soprattutto per chi voglia avere accesso alle risorse economiche, vero perno attorno a cui ruota l’intero progetto.
«Un atto di grande responsabilità – ha esordito il presidente Mazzuca – in questo momento io non rappresento solo gli imprenditori, ma anche tutti i cittadini che chiedono un lavoro e una vita dignitosa. Dobbiamo essere una squadra con un’unica maglietta, quella della nostra regione. Bisogna recuperare il senso del bene comune, che passa attraverso questo documento e le sue tre parole chiave: semplicità, quindi semplificazione per i cittadini e la pubblica amministrazione, rapidità, perché dobbiamo dare immediatamente risposta, concretezza, per mettere subito in pratica le possibilità offerte al territorio».
Seppure il Patto sia indirizzato alle istituzioni governative regionali e nazionali, i fondi di cui si parla sono essenzialmente quelli stanziati dalla Comunità europea nella programmazione 2014-2020, quasi 3 miliardi di euro che arriverebbero direttamente nelle tasche della Calabria, assieme alle cifre previste dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Tanti soldi che – ancora una volta – verranno investiti nella produzione, e quindi nell’occupazione. Non è ovviamente la prima volta che l’Europa stanzia dei fondi destinati alla Calabria ma la regione è tristemente nota per la mancata spesa e dunque per aver restituito quasi sempre all’Europa una parte ingente di risorse che originariamente erano destinate alla crescita del territorio. «La mancata spesa – ha commentato in proposito Santo Biondo – è un problema politico, non è compito di sindacati e industrie, ma della classe politica». Una classe politica che – è stato sottolineato – deve fare la sua parte, a livello locale e nazionale. «Abbiamo un nuovo consiglio regionale – ha aggiunto Biondo – al quale per onestà intellettuale non possono essere accollati i disastri degli ultimi anni, ma al quale si può chiedere un segnale di svolta. Per questo motivo abbiamo messo giù un documento molto snello, perché non è più tempo di mettere troppa carne al fuoco. Ci sono alcuni punti – ha spiegato – che partono da questione del lavoro, non dal vedere l’impresa come soggetto di contrapposizione ma con la quale costruire percorsi per creare crescita e sviluppo per la regione. Il governo deve parlare di più della questione Mezzogiorno – ha concluso – perché il governo in Calabria ha detto molte cose e non è stato mantenuto nulla».
Il documento si basa su una serie di azioni che prevedono accesso al credito e rafforzamento patrimoniale delle imprese, sistema semplificato di aiuti, sostegno a start up e imprese innovative, internazionalizzazione delle imprese e incentivi a filiere produttive e reti di impresa. E ancora, creazione di un fondo rotativo per l’edilizia privata, sostegno allo sviluppo della green economy e rafforzamento dei sistemi forestali locali. Un programma ambizioso, con alcuni progetti – come la riduzione della preoccupante disoccupazione giovanile e la conseguente emigrazione che impoverisce il territorio – che non sono di certo argomenti di cui non si è mai discusso in Calabria. «In questa regione – ha commentato Paolo Tramonti – la politica ha fatto sì che aumentasse il divario con le altre regioni, per la mancata capacità di fare rete e mettere in piedi processi di sviluppo che fossero presi in considerazione dalla classe politica nazionale. Continuare così significherebbe aumentare le distanze e sprofondare in una crisi sociale ed economica. Quello che è stato speso non ha inciso nelle condizioni economiche e sociali della nostra comunità, dobbiamo avere una buona spesa e incanalarla su progetti specifici inerenti alle vocazioni produttive della nostra regione».
Non si esaurisce tutto nella programmazione comunitaria. È quindi fuor di dubbio che governo e Stato debbano fare la loro parte, mirando alla realizzazione di opere che accrescano la centralità della regione, come infrastrutture e trasporti, tenendo come punto fermo la questione del lavoro e la tutela della coesione sociale.
Aspettando le decisioni delle istituzioni italiane, intanto questa mattina trova quasi conferma di un investimento da oltreoceano, precisamente dall’America, sul porto di Gioia Tauro. Si parla di circa 90 milioni di euro che dovrebbero arrivare a breve nello snodo commerciale della Piana: «Qua si fanno scongiuri – ha detto Michele Gravano – ma c’è anche ottimismo, dobbiamo solo chiedere al ministero dello Sviluppo Economico sicurezze sulla fattibilità dell’investimento. È dai tempi dalla Fiat di Melfi che non abbiamo un investimento di questa portata nel Mezzogiorno. Oggi – ha concluso – facciamo un passo avanti con un documento per la Calabria, perché vogliamo assumerci l’impegno di fare uscire la regione, l’economia e le imprese dalle difficoltà che stanno attraversando».

 

Benedetta Malara 

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