CATANZARO C’è del marcio nell’Asp di Reggio Calabria. Ci perdonerà William Shakespeare se osiamo scomodare il suo Amleto, ma è il modo migliore per fotografare la situazione dell’azienda sanitaria dello Stretto. Il buco contabile ammonta a 523 milioni di euro (al 31 dicembre scorso) di cui circa 400 mln sono antecedenti al 2008. Ma è un dato del tutto parziale perché non tiene conto degli interessi che l’Asp deve riconoscere ai creditori per mancato pagamento, il 6% all’anno, oltre alle spese e alle eventuali sanzioni che i tribunali amministrativi decideranno di comminare ai danni dell’azienda quando si discuteranno i ricorsi proposti dai fornitori.
A dare i numeri – nel senso più letterale del termine – sono stati Massimo Scura, commissario ad acta per il Piano di rientro sanitario in Calabria, e il suo vice Andrea Urbani, nel corso di una conferenza stampa indetta per rispondere alle accuse rivolte stamani alla struttura commissariale dai parlamentari del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci e Paolo Parentela.
La situazione contabile è quindi particolarmente grave a Reggio Calabria, dove si è appena insediata una task force nominata proprio da Scura, per cercare di mettere ordine ai pagamenti e alle fatture. Il costo annuo della struttura, di cui fanno parte anche due tecnici di Kpmg oltre al manager “da 600 euro al giorno” Pietro Evangelisti, è di circa 250mila euro, ma servirà, a detta del commissario, «a recuperare circa 10 milioni di euro all’anno di interessi passivi».
Ma se fin qui i dati sono inquietanti, il quadro s’incupisce definitivamente sapendo che i soldi per pagare i fornitori c’erano e ci sono. Perché allora i debiti non siano stati pagati è la domanda più naturale che ci si possa porre. Purtroppo però non c’è risposta e il subcommissario Urbani è laconico: «Questa è una bella domanda che noi abbiamo smesso di farci. Ora si tratterà di prendere tutte le fatture e verificheremo se le prestazioni sono state effettivamente rese (sì, oltre alla liquidazione manca anche la verifica…, ndr). Inoltre accoppieremo 395 milioni di euro di pagamenti già effettuati con decreto ingiuntivo ma senza fattura, per cui sarà necessario andare a recuperare le fatture presso i tribunali per non rischiare di pagare due volte le stesse fatture. Cosa che invece abbiamo scoperto essere avvenuta proprio nella settimana scorsa per un ammontare di 2 milione di euro».
L’impressione allora è che questo sia solo il primo passo di un percorso a cui farà seguito – probabilmente – l’interessamento della magistratura ordinaria: «Man mano che troveremo situazioni che potranno interessare altri organi dello Stato, non escludo che si possano aprire ulteriori sviluppi in questo senso», conclude Urbani.
Negli esposti presentati nella mattina di giovedì da parte del Movimento 5 Stelle, parecchi dubbi venivano sollevati in merito al ruolo di Kpmg, gli advisor scelti dal ministero della Salute, per monitorare i conti della sanità calabrese e passarli ai raggi X, ma il cui peso per le casse della Regione – prolungato per contratto fino alla fine del 2017 – non è trascurabile. Sul punto, Scura è netto: «Noi dobbiamo dire grazie a questi signori perché senza di loro i famosi 395 mln di euro le cui fatture sono da accoppiare, non sarebbero stati vivisezionati fattura per fattura. Di questi, circa la metà si possono mettere in contabilità. Questo lavoro, che avrebbe dovuto fare l’Asp di Reggio Calabria, l’hanno fatto gli advisor».
In risposta alle questioni sollevate da Nesci e Parentela, infine, Scura e Urbani hanno affrontato anche il tema della convenzione tra Regione e Azienda ospedaliera universitaria “Mater domini”, scaduta nel 2008, che costa alle casse regionali 52mln di euro a fronte di un fabbisogno stimato in poco più di 28mln. Al paventato danno erariale e al conseguente esposto presentato in Procura, Urbani risponde così: «In attesa del nuovo protocollo, esiste il vecchio protocollo che va in prorogatio come accade in tante altre regione italiane. Abbiamo ripreso a lavorare alla convenzione solo da quando è stato nominato il commissario Scura: per arrivare alla sottoscrizione, bisognerà prima trovare l’intesa con l’Università e poi attendere l’approvazione del ministero della Salute. Abbiamo così nominato la commissione per l’integrazione e stiamo proseguendo a lavorare anche su questo fronte».
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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