COSENZA La Corte d’Assise di Cosenza ha acquisito la documentazione dei tecnici dell’Arpacal nell’ambito del processo sull’avvelenamento del fiume Oliva. Nel corso dell’udienza di oggi – che è stata sospesa per un po’ per il falso allarme bomba nel foro bruzio – dovevano essere sentiti quattro consulenti dell’Arpacal che fecero alcune analisi. Ma, in accordo con accusa e difese, la Corte ha deciso di acquisire le relazioni dei tecnici dell’Agenzia regionale e quella della professoressa Rosanna De Rosa, consulente della Procura. Nel procedimento sono imputati l’imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni, all’interno della valle dell’Oliva, dove – secondo l’accusa – sarebbero stati interrati materiali contaminati. Si tratta di: Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.
L’accusa ritiene che attraverso l’interramento di materiali tossico-nocivi e radioattivi nelle profondità della vallata i cinque imputati, a vario titolo, avrebbero compromesso l’ambiente e la salute degli abitanti. Da qui la contestazione dei reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e discarica abusiva di rifiuti di varia natura, contaminati da metalli pesanti. E, secondo l’accusa, ci sarebbe un nesso anche con la diffusione di tumori nella zona e la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni dell’amico con cui abitualmente pescava nel fiume Oliva. Gli inquirenti hanno deciso di avviare tutti gli approfondimenti del caso per dimostrare la vastità del problema e individuare il numero di persone potenzialmente esposte al presunto inquinamento della vallata. Il processo è stato aggiornato al prossimo 22 giugno.
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