COSENZA “Il clan di Cetraro stabiliva chi doveva comandare a Cetraro. E’ la cosca Valente-Stummo è una propaggine dei Muto”. Per gli inquirenti non ci sono dubbi su quale ‘ndrina domina sul Tirreno cosentino. Dalle carte dell’operazione “Plinius 2” emergono i nuovi equilibri imposti dai cetraresi. “Carmelo Valente, in sostituzione del fratello Pietro Valente, capo dell’omonima
fazione e sottoposto al regime carcerario dal 1 2.07.20 1 3, Emilio Iacovo, in rappresentanza del “locale di ‘ndrangheta denominato clan Muto di Cetraro – è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – quali dirigenti, determinavano le condotte dei rispettivi fiduciari volte alla realizzazione del programma della consorteria. In particolare, commissionavano estorsioni in danno di commercianti e imprenditori e in taluni casi partecipandovi personalmente. Emilio Iacovo, inoltre, in qualità di referente del clan Muto di Cetraro, interveniva in zona per dirimere le controversie createsi fra le due fazioni e indicava, definitivamente, Carmelo Valente quale referente, con funzioni di capo, sul territorio di Scalea. Anthony Johnny Della Montagna, Luca Carrozzini Luca e Luigino Valente, quali fiduciari di Carmelo Valente e Emilio Iacovo, ne eseguivano le disposizioni e ponevano in essere condotte finalizzate al mantenimento in vita della fazione di appartenenza. Alvaro Sollazzo, Cantigno Servidio e Alessandra Stummo, in qualità di appartenenti alla fazione Stummo, a seguito dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita in data 12.07.20 1 3, e anche in tempi successivi all’emissione del decreto di giudizio immediato, ponevano in essere una serie di condotte finalizzate al mantenimento in vita della consorteria. Ettore Arcuri, Giuseppe Misiano, Edone Esposito, Ferdinando Aliberti, Gian Claudio Lombardi, Giuseppe Crusco, Alessandro Stummo, quali fiduciari della fazione Stummo ne eseguivano le disposizioni, commettevano atti intimidazione con minacce e violenze prodromici delle richieste estorsive.
UN “VUOTO MOMENTANEO”
L’azione repressiva determinata dall’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare del luglio 2013 creava un “momentaneo vuoto” di comando criminale sul territorio di Scalea. Le risultanze investigative acquisite successivamente, premettevano di acclarare che la fazione Stummo era stata effettivamente screditata agli occhi del “locale” di Cetraro da parte degli uomini di Pietro Valente e che ciò era avvenuto proprio nel corso di alcuni incontri avvenuti tra l’aprile e giugno 2013. Pertanto, “gli Stummo – affermano i magistrati della Dda – perdevano di credibilità nei confronti dei “cetraresi” i quali decidevano di estrometterli definitivamente dagli affari illeciti posti in essere nel centro di Scalea. La fazione Valente veniva riconosciuta come l’unica a poter operare sul territorio e Carmelo Valente veniva “investito” del ruolo di capo in sostituzione del fratello Pietro. Lo stesso veniva affiancato nell’illecita attività da Emilio Iacovo, detto “Lo Stalliere” il quale, inoltre, forte della sua caratura criminale, derivante dalla dipendenza storica dal capo Francesco Muto, forniva alla fazione Valente ulteriore peso criminale, il tutto a discapito di quella di Stummo. Inoltre, Carmelo Valente ed Emilio Iacovo venivano coadiuvati da una “giovane leva”, identificata senza ombra di dubbio in Luigino Valente”.
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