SCALEA La cosca Muto di Cetraro domina tutto il Tirreno cosentino. Decide chi deve comandare a Scalea. Un controllo assoluto del territorio. E questa volta la ‘ndrangheta gestisce persino le aste giudiziarie. È questa la fotografia scattata dall’operazione “Plinius 2”, coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza. Il blitz ha portato a 21 arresti tra presunti capi ed esponenti della cosca Valente-Stummo attiva su Scalea. Si tratta di indagini proseguite dopo l’inchiesta “Plinius” del 2013 che aveva sgominato la cosca Valente-Stummo ed evidenziato rapporti con l’amministrazione comunale di Scalea, che è stata sciolta per mafia ed è attualmente commissariata.
L’operazione – condotta dai carabinieri di Scalea e del comando provinciale di Cosenza, guidato dal tenente colonnello Vincenzo Franzese – è stata coordinata dai procuratori aggiunti della Dda Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni.
«Le indagini dimostrano – ha detto il procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Lombardo – che la cosca Valente-Stummo è dipendente da quella di Cetraro. È stata la ‘ndrina Muto a legittimare i Valente. Da questa operazione sono emersi numerosi episodi estorsivi, in particolare uno che riguarda una catena di supermercati dove i dipendenti avevano deciso di pagare le mazzette. Da ciò emerge come la ‘ndrangheta sia in Calabria l’unica impresa che lavora a costo zero e che non ha vive momenti di crisi. La cosca di Scalea gestisce le aste giudiziarie. La ‘ndrangheta domina in modo impressionante e ha un controllo assoluto del territorio». Alla conferenza stampa ha partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che si trovava all’Università della Calabria per partecipare a un seminario con gli studenti del corso di laurea in Scienze dell’educazione. «Ho vissuto – ha detto – una mattinata splendida di grande conforto per la Calabria, un momento di cultura e di contrasto giudiziario. Le organizzazioni ‘ndranghetistiche sono ricche e capaci di espandersi. Lo dimostra la capacità di mettere radici all’estero». Per il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri , «da quest’operazione emerge come siamo in pochissimi a far fronte a tutte queste aree dominate dalla ‘ndrangheta. Si tratta di un’indagine importantissima che dimostra come dopo “Plinius”, blitz del 2013, l’attività delle cosche non si è mai fermata. Per questo non ci dobbiamo fermare neanche noi. La Procura nazionale antimafia ci è vicina con mezzi e forze. Ma noi in Calabria ci troviamo ad affrontare la ‘ndrangheta con un organico inadeguato». Ne è consapevole anche il collega Vincenzo Luberto perché – ha detto – «c’è una cosca potentissima, quella di Cetraro, che domina su tutto il Tirreno cosentino. “Plinus 1” è scattata il 12 luglio del 2013. A distanza di 22 mesi eseguiamo una seconda ordinanza. Emerge un sentimento di sconforto perché registriamo la vitalità di una cosca che è radicata a Scalea sin dagli anni 80 con un contrasto che avviene solo nel 2013 e un controllo su territorio assoluto. Un ringraziamento particolare va all’allora capitano dei carabinieri di Scalea, Vincenzo Falce, che è stato il vero motore di questa indagine e che con abnegazione e pochissimi uomini è riuscito a fare uno sforzo investigativo importantissimo. Dovremmo, infatti, avere maggiori risorse perché c’è una cosca potentissima, quella di Cetraro, che controlla tutto il Tirreno cosentino e dopo “Plinus 1” non ha avuto alcun tracollo. Anzi è rimasta vitale. Assistiamo prima alla contesa del territorio tra due clan, Valente e Stummo, e poi all’intervento dei Muto che decidono chi deve comandare a Scalea. Episodio emblematico quando Luigi Muto esce dal carcere dopo una lunga detenzione e Pietro Valente viene picchiato nel centro di Scalea. Perché erano gli Stummo ad avere potere. Però tra i clan non ci sono mai stati scontri armati ma contrasti sopiti».
I dettagli dell’operazione sono stati poi illustrati anche dal colonnello dei carabinieri di Cosenza, Giuseppe Brancati, dal comandante del reparto operativo il tenente colonnello Vincenzo Franzese e dal capitano dei carabinieri di Scalea Alberto Pinto. Il colonnello Brancati ha ringranziato tutti i carabinieri che «hanno garantito continuità nelle indagini». «Dall’osservatorio della provincia – ha detto il comandante Franzese – registriamo oggi la capacità delle ‘ndrine di rigenerarsi. Infatti, all’indomani delle operazioni i reduci si riorganizzano rapidamente e diventano più aggressivi anche per le spese economiche che la detenzione comporta».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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