COSENZA Un villaggio turistico gestito e realizzato dal clan. E’ l’“Angel village” di Cetraro che – secondo quanto emerso dall’operazione “Plinius 2” – sarebbe frutto dei proventi illeciti della cosca Muto di Cetraro che avrebbe mantenuto il controllo su tutto il Tirreno cosentino, stabilendo anche chi doveva comandare a Scalea. La vicenda emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Dda di Catanzaro nei confronti di presunti esponenti della cosca Valente-Stummo, operante su Scalea. E fa riferimento a un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore e che riguarda la realizzazione del villaggio turistico “Angel village” di Cetraro, struttura sottoposta prima a sequestro e poi a confisca in relazione a un altro procedimento giudiziario.
«L’imprenditore – scrivono gli inquirenti – avrebbe dovuto applicare, in nome e per conto della società Abicar srl, uno sconto per presunte irregolarità nella fornitura, portando il debito residuo da euro 117.336 a euro 56.000, mentre con la seconda avrebbe dovuto attestare di aver ricevuto in contanti nelle sue mani quest’ultimo importo in rate mensili. A tal riguardo, l’ufficio requirente evidenzia come Lido Franco Scornaienchi, il figlio Luigi e il nipote Umberto Pietrolungo (per i quali non si procede in questo provvedimento, ndr) nel 2007, reinvestendo congiuntamente proventi sicuramente derivanti da attività illecite essendo privi di altri introiti leciti, abbiano realizzato il villaggio turistico denominato “Angel village”, sito località Lampetia, a Cetraro, gestito da Pietrolungo e dalla moglie, Angela Faraco (finita nel blitz “Plinius 2”, ndr). Tale attività economica rientra, pertanto, a pieno titolo, tra le finalità perseguite dall’associazione di stampo mafioso».
In una conversazione captata dagli inquirenti, nel 2009, emergeva come Pietrolungo chiedeva alla moglie di preparargli un resoconto di tutte le spese affrontate per la realizzazione del villaggio turistico al fine di inviarlo allo zio detenuto (sai che devi fare te!? Mi devi fare un resoconto … un resoconto del villaggio … le spese …. ho detto: “Quando uscirai poi.. sarai informato di tutte le maniere!! ma glielo devo mandare nella lettera?).
In merito Angela Faraco – mettono nero su bianco gli inquirenti – evidenziava che, per la realizzazione della struttura, Lido Franco Scornaienchi aveva fornito capitali per 25.000, indicati come “quelli di Picarelli”, il figlio Luigi per 12.000 euro mentre loro per più di 100.000 euro (Lui ha anticipato giustamente venticinquemila euro! No, quelli di Picarelli! Luigi dodicimila euro! Noi siamo a cento e passa!). Nel prosieguo della conversazione Pietrolungo sottolineava che loro avevano pagato anche le unità abitative (bungalow) installate nel villaggio per un importo pari a 24.000 euro, di cui 10.000 euro in contanti e i restanti 14.000 con 4 assegni di 3.500 euro l’uno (Sì, sì! E le case non abbiamo pagato noi!? Chi ha pagato le case!? Ancora è da vedere … devo chiamare a Rolando Ventiquattromila euro gli abbiamo dato! Diecimila euro in contanti …… quattro assegni di tre e cinque l’uno!). Da tali conversazioni emerge, quindi, chiaramente che il villaggio turistico in questione appresentava un’attività economica del sodalizio mafioso poiché riconducibile ai suoi componenti. Proprio per tale motivo, all’esito dell’operazione “Overloading-Ippocampo”, la suddetta struttura è stata sottoposta a sequestro».
mi.mo.
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