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PLINIUS 2| Metà stipendio e tredicesima nelle tasche dei boss

COSENZA Metà stipendio e anche la tredicesima doveva finire nelle tasche del clan. I dipendenti di un supermercato di Scalea erano costretti a versare una parte consistente del loro stipendio ai pr…

Pubblicato il: 21/05/2015 – 16:52
PLINIUS 2| Metà stipendio e tredicesima nelle tasche dei boss

COSENZA Metà stipendio e anche la tredicesima doveva finire nelle tasche del clan. I dipendenti di un supermercato di Scalea erano costretti a versare una parte consistente del loro stipendio ai presunti esponenti della cosca Valente-Stummo di Scalea, che – come è stata definita dagli inquirenti – è una “propaggine” del clan Muto sul territorio. Uno scenario devastante che emerge dalle carte dell’operazione “Plinius 2”.
“Sono dipendente dell’Aledl dall’agosto del 2010 – racconta una cassiera -, epoca in cui venivo assunta con un contratto prima a tempo determinato, successivamente volturato a tempo indeterminato, part time per 6 giorni a settimana. Ogni giorno impiegata per 6 ore. Stipulavo l’accordo con Luigi De Luca (uno degli arrestati, ndr), con cui accettavo di prendere uno stipendio mensile di soli 450/500 euro al mese. I patti erano chiari: se volevo lavorare, nonostante il contratto nazionale prevedesse ben altro emolumento, dovevo accontentarmi di soli 450/500 euro. Preciso che alcuni mesi ho anche guadagnato di più perché avevo magari più giornate di presenza. Nella gestione di Luigi De Luca ricordo che nonostante apponevo la mia firma di quietanza per la tredicesima e la quattordicesima, di fatto non ho mai percepito nulla. Dopo l’operazione “Plinius” del mese di luglio 2013 è cambiato tutto. Ho iniziato a percepire mensilmente un bonifico in conto corrente pari a euro 900/1000, sempre a secondo delle mie giornate di presenza, cosa che ci ha rincuorato molto. Dopo la liberazione di Francesco De Luca (anche lui finito nella nuova operazione, ndr) è cambiato nuovamente tutto. Prima di questa cosa però già subito dopo gli arresti venne al supermercato la compagna di Luigi De Luca, Maria Francesca Bloise (arrestata oggi, ndr). Questa parlava con il responsabile del punto vendita di Scalea. Dopo l’incontro avvenuto traloro, quest’ultimo ci riferiva che avremmo dovuto nuovamente restituire la metà dello stipendio ai De Luca e, in loro assenza, alla convivente di Luigi De Luca. Questa situazione creò molto malcontento e anche un gran parlare tra noi dipendenti. Ricordo che la maggior parte di noi non era d’accordo, tranne una, la quale sosteneva che dovevamo comunque rispettare gli accordi presi con Luigi De Luca. Il mormorio e il chiacchiericcio fu tale che indusse i due responsabili della direzione, a fare una nota scritta, di cui conservo copia e che mi riservo di consegnarvi, indirizzata a tutti i punti vendita, con la quale prendevano le distanze in qualità di direzione dalle insistenti voci di restituzione di denaro che circolavano nei punti vendita”. La cassiera va oltre: “La situazione è effettivamente cambiata con l’uscita dai domiciliari di Francesco De Luca, il quale, appena uscito mi redarguiva pesantemente. Ricordo che eravamo nell’ufficio del punto vendita di Scalea e mi diceva che avrei dovuto rispettare i patti presi con Luigi, avrei dovuto quindi restituire la metà dello stipendio. In occasione dei pagamenti di dicembre mi richiamava e, oltre a redarguirmi nuovamente, mi diceva testuali parole: “Adesso che intenzioni hai con la tredicesima? Vuoi fare come per la quattordicesima? Te li vuoi tenere?”. Mi diceva che dovevo restituire i soldi oltre per rispetto dei patti presi con Luigi De Luca ma anche e soprattutto per le spese che dovevano essere sostenute per gli avvocati e le famiglie dei detenuti. In un certo qual modo tutti noi ce ne dovevamo far carico. Gli dicevo che ci dovevo pensare solo per prender tempo”. E alcuni suoi colleghi avrebbero accettato di versare il loro stipendio. “Sono preoccupata – riferisce la cassiera agli inquirenti – perché comunque insiste con questa richiesta e perché penso che molti dei dipendenti hanno accettato la restituzione imposta. In ultimo hanno cambiato anche alcune regole cosa che mi porta ad essere ancor di più preoccupata. Noi abbiamo sempre consegnato la liquidità di cassa al nostro responsabile il quale provvedeva poi a depositare i soldi nell’apposita stanza. Capitava rarissime volte che adempivamo noi a questo compito. Adesso invece vogliono che noi stesse andiamo a riporre i soldi nell’apposita stanza, cosa che mi preoccupa. In ultimo tengo a sottolineare che nonostante ci siano gli amministratori giudiziari, comunque la nostra contabilità amministrativa è poco precisa. Mi riferisco al mese di agosto, in cui nonostante abbiamo lavorato mattina e pomeriggio, in busta paga ci hanno riconosciuto solo 6 ore”.

 

mi.mo. 

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