Era stata presentata, forse sarebbe meglio dire propinata, come una meravigliosa opportunità per risollevare le sorti della sanità calabrese e la stampa di regime, quella, per intenderci, che oggi analogamente supporta Scura come ieri supportava Urbani e ieri l’altro Pezzi, prontamente stilò lenzuoloni di articoli osannanti. Invece, da subito la convenzione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, si rivelò per quello che realmente era: un impoverimento economico e professionale delle strutture pediatriche calabresi, e di Catanzaro in particolare, a tutto vantaggio di ben altri interessi.
Grazie all’esposto-denuncia consegnato al procuratore della repubblica di Catanzaro, scopriamo che quella convenzione della vergogna è ancora operante, resistendo a tutto e tutti perché evidentemente chi la impose a Scopelliti ha forze ed argomenti capaci di farla sopravvivere ad ogni nuovo assesto politico.
Eppure già il 23 luglio del 2012, i controllori romani (Tavolo ex Massicci) evidenziavano – in merito alla convenzione tra l’Azienda Pugliese Ciaccio e l’Ospedale Bambino Gesù – la necessità che la Regione Calabria fornisse ulteriori elementi di valutazione in merito alla coerenza del progetto con l’attuale situazione della rete pediatrica e alle finalità specifiche. Nel predetto verbale si chiedevano anche ulteriori informazioni di dettaglio, cioè se vi fosse la previsione d’impiego del solo personale dell’Opbg od anche dell’Ao Pugliese Ciaccio, l’impatto economico col dettaglio di costi e risparmi, l’individuazione dell’organizzazione e dei livelli di responsabilità, nonché la compatibilità con quanto previsto nel Piano di rientro. Alle riferite questioni non è stata data mai risposta.
Nell’esposto affidato alla procura, i deputati Nesci e Parentela sottolineano come «dopo anni, curiosamente in prossimità con la data di scadenza della convenzione, nel dicembre 2014 la struttura commissariale ha inviato una corposa relazione al tavolo ex Massicci, al cui paragrafo 2.4.5.1 – relativo proprio alla convenzione tra l’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma – non si risolvono le problematiche prima elencate».
Dietro questa algida definizione si nascondono dati e fatti sconcertanti come quelli offerti da una indagine condotta dalla Cisl, attestante la circostanza che il 90% dell’attività chirurgica effettuata nel Centro catanzarese è riconducibile alla chirurgia pediatrica, già presente in loco e non ricompresa nella convenzione, mentre il solo il rimanente 10% dell’attività chirurgica è da ricondurre agli specialisti del Bambino Gesù (Ortopedia, Urologia, Oculistica, Plastica, ecc.). Il che autorizza sospettare una vera e propria duplicazione di attività con la finalità di mascherare l’esiguo numero di interventi chirurgici specialistici ascrivibili alla struttura del Bambin Gesù, a fronte dell’enorme esborso di denaro sostenuto dalla Regione Calabria. La questione doveva esser nota anche ai magistrati posto che ebbe rilievo nazionale dopo un puntuale e documentato servizio giornalistico («I manager del presidente») realizzato da Antonino Monteleone e trasmesso nel programma Rai “Report”.
Confrontando i dati di produzione 2012-2013-2014 del Centro delle Chirurgie pediatriche dell’Azienda Ospedaliera, si registrava ad esempio, già nel 2013, un disavanzo di ben 280.000 euro rispetto al 2012, con un peggioramento dell’indice operatorio, che passava dal 61% del 2012 al 54% del 2013, nonché dell’indice di complessità chirurgica; tali dati negativi sono stati riconfermati anche nel 2014.
In pratica capitava che l’unico effetto prodotto dalla convenzione è stato quello di mantenere in loco la bassa complessità, per trasferire a Roma la media e l’alta complessità, fatto confermato e documentato dai dati di mobilità passiva verso l’Ospedale Bambino Gesù, riportati dalla regione Calabria.
E siccome si sa dove parcheggia il cetriolo, ecco che nel 2012 i cittadini calabresi hanno pagato di mobilità passiva circa 8.200.000 euro per 3.044 ricoveri, mentre nel 2013 la mobilità passiva pagata dalla regione al Bambino Gesù è di euro 8.090.000, a fronte di 2.918 ricoveri. Parte della considerata mobilità è da ascrivere a patologie mediche, non già chirurgiche, per cui non si può dedurre corrispondente beneficio per la regione Calabria. Nell’esposto consegnato al procuratore capo di Catanzaro, i parlamentari Nesci e Parentela lasciano aperta la strada anche al dubbio del dolo visto che, scrivono nella denuncia, «l’attività operatoria svolta dai professionisti del Bambino Gesù ricomprende quella che già veniva effettuata nel presidio ospedaliero del capoluogo: è stata fatta passare codesta attività chirurgica come mai effettuata in loco e quindi completamente ascrivibile ai professionisti esterni. Tale grottesca situazione è stata caldeggiata dall’ex direttore generale, Elga Rizzo, e dall’ex direttore amministrativo, Vittorio Prejanò, nominato dallo stesso dg come referente unico aziendale del progetto Bambino Gesù – situazione, questa, già portata alla pubblica attenzione dalla citata trasmissione “Report” ma non per questo dismessa».
C’è anche un altro punto sul quale l’esposto chiede chiarezza e ci si augura la Procura la faccia, è quella relativo al palese conflitto di interessi nel quale ricade l’avvocato Prejanò, quale direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio e, in più, Referente del “Progetto Bambino Gesù”.
pa.po.
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