COSENZA Anche le aste giudiziarie erano cosa loro. La cosca Valente-Stummo, operante sul territorio di Scalea come “propaggine” del clan di Cetraro, decideva chi doveva partecipare alle vendite di alcuni beni. Lo mettono nero su bianco i magistrati della Dda di Catanzaro nelle pagine dell’ordinanza dell’operazione “Plinius 2”, condotta contro le ‘ndrine del Tirreno cosentino. Ecco come due degli arrestati, Ettore Arcuri e Giuseppe Misiano “attraverso più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso, al fine di trarne un ingiusto profitto, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla notorietà del vincolo associativo e della loro appartenenza alla cosca Valente-Stummo (propaggine della cosca Muto di Cetraro nella zona di Scalea) e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, mediante minacce rivolte a una persona lo inducevano a non partecipare all’asta giudiziaria, così turbandone lo svolgimento e allontanando gli offerenti, relativa alla procedura fallimentare della società Baia Blu snc, pendente innanzi al Tribunale di Sala Consilina, con riferimento alla vendita di 38 lotti facenti parte del complesso immobiliare del condominio Edil Blu di Scalea”. Dalle parole (minacce) ai fatti. I due si sarebbero rivolti così all’interessato: “Sì, sì, comprateli tutti gli appartamenti. Fai poco ‘u strunz… non hai capito chi sono… ti faccio vedere io”. “Passando – scrivono gli inquirenti – subito dopo alle vie di
fatto e aggredendolo fisicamente. Giuseppe Misiano lo afferrava per la gola, lo sbatteva contro il muro e lo colpiva ripetutamente con pugni al volto, mentre Ettore Arcuri lo immobilizzava”. Ed è così che – come confermato dall’attività investigativa – l’interessato “si determinava” a non partecipare all’asta per timore di ulteriori ritorsioni.
La vittima ha poi riferito tale episodio ai carabinieri. Ha detto di essere giunto davanti al complesso immobiliare con la famiglia per visionare con il curatore fallimentare e il custode giudiziario alcuni appartamenti che rientravano in una procedura fallimentare. In quel momento due persone, che erano nei pressi della guardiola successivamente identificati in Arcuri e Misiano, “con atteggiamento minaccioso, chiedevano conto della sua presenza all’interno del condominio “accompagnandoli” durante la visione degli appartamenti al fine di scoraggiarne l’eventuale acquisto”. A quel punto i coniugi si sono recati dai carabinieri di Scalea per presentare denuncia: “Due persone sconosciute – ha raccontato la vittima ai militari – mi si sono subito avvicinate con atteggiamento minaccioso chiedendomi che cosa ero venuto a fare”. Aggiungevano che mentre si apprestavano, unitamente al curatore fallimentare, a visionare gli appartamenti in relazione ai quali avevano prodotto specifica istanza per l’eventuale acquisto, il duo Arcuri-Misiano avrebbe iniziato a seguirli evidenziando loro che gli appartamenti a cui erano interessati non erano in vendita, in quanto già di proprietà e che pertanto non facevano parte di alcuna asta. Il curatore fallimentare sarebbe, quindi, intervenuto affermando di essere lui l’unico responsabile di quegli immobili. Arcuri e Misiano si sarebbero allontanati. Ma quando le vittime stavano per andare via, passando dalla guardiola del custode, i due avrebbero continuato a minacciarli per farli desistere dall’acquisto degli appartamenti. “In particolare quello magro con gli occhiali – ha raccontato il potenziale acquirente agli investigatori – ha iniziato a dire con tono provocatorio “Sì, sì, comprateli tutti gli appartamenti”, mentre quello robusto ripeteva anche lui queste simili frasi…”. Poi sarebbero passati alle vie di fatto aggredendolo nonostante l’uomo gli avrebbe detto che la figlia minore avesse problemi di salute. “Mi hanno aggredito – ha raccontato -, in particolare, quello robusto mi ha afferrato per la gola e mi ha sbattuto contro il muro, mentre quello magro mi manteneva. Mentre quello magro con gli occhiali mi manteneva bloccato, quello robusto mi colpiva con pugni in faccia. Mentre avveniva tutto questo mia moglie gli gridava di smetterla e la bambina piangeva dalla paura…”.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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