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«Se non mi dai i soldi ammazzo te, tua moglie e i tuoi figli»

Intimidita anche la ditta che faceva i lavori per la ristrutturazione del bivio per il Santuario di San Francesco di Paola. Il titolare dell’impresa che si era aggiudicata l’incarico doveva pagare …

Pubblicato il: 23/05/2015 – 15:28
«Se non mi dai i soldi ammazzo te, tua moglie e i tuoi figli»

Intimidita anche la ditta che faceva i lavori per la ristrutturazione del bivio per il Santuario di San Francesco di Paola. Il titolare dell’impresa che si era aggiudicata l’incarico doveva pagare il “pizzo” ai presunti esponenti del clan Rango-Zingari di Cosenza. È quanto emerge dal provvedimento di chiusura indagini, emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 47 persone ritenute vicine alla cosca. Gli avvisi di chiusura indagine sono stati notificati dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza, guidato dal tenente colonnello Vincenzo Franzese. E sono stati emessi nei confronti di Maurizio Rango, Franco Bruzzese, Ettore Sottile, Luciano Impieri, Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna, Mario Perri, Andrea Greco, Antonio Abbruzzese alias “Tonino banana”, Celestino Bevilacqua alias Ciccio, Rocco Bevacqua, Francesco Vulcano, Domenico Cafiero, Francesco Ciancio, Gennaro Presta, Attilio Chianello, Antonio Imbroinise alias “ciap ciap”, Danilo Bevilacqua, Domenico Mignolo, Giuseppe Esposito, Giuseppe Montemurro, Roberto Pastore, Luca Maddalena alias stellino, Giuseppe Curioso, Alfonso Raimondo detto cochino, Antonio Chianello alias gemellino, Alessio Chianello, Fabio Calabria, Gianluca Arlia, Giovanni Iannuzzi inteso Mario, Antonio Intrieri, Leonardo Bevilacqua, Cosimo Bevilacqua, Stefano Carolei, Francesco Vivacqua, Alberto Ruffolo, Mario Mignolo, Gianluca Cinelli, Gianluca Barone, Simone Santoro, Gianluca Marsico, Sharon Intrieri, Jenny Intrieri, Anna Abbruzzese, Giovanni Fiore, Antonio Abbruzzese alias “strusciatappine”, Francesca Abbruzzese. In particolare – secondo l’accusa – due degli indagati Adolfo Foggetti (oggi collaboratore di giustizia) e Antonio Imbroinise detto “ciap ciap”, avrebbero chiesto le mazzette ai responsabili della ditta.

«Ma – scrivono i magistrati della Dda Pierpaolo Bruni e Vincenzo Luberto, titolari delle indagini – non vi è prova né dell’avvenuto pagamento, né delle eventuali ragioni per le quali gli autori del fatto non sarebbero riusciti nel loro intento». Dalle indagini risulta che tra il 6 e il 7 maggio del 2013 una bottiglia incendiaria, messa davanti al cantiere della ditta, ha danneggiato un container adibito a ufficio. Vennero trovate anche sei cartucce cariche per fucile da caccia calibro 12. E tre colpi di pistola calibro 7,65 sarebbero stati esplosi contro le motrici di alcuni mezzi da lavoro parcheggiati in zona.
Nel mirino del clan sarebbero finiti molti imprenditori e gestori di locali della città dei Bruzi e della provincia.
«Se non mi dai i soldi ammazzo te, tua moglie e i tuoi figli». Così uno degli indagati, Antonio Intrieri, avrebbe minacciato un imprenditore edile ritenuto dagli inquirenti vittima della cosca. Nel 2012 – ricostruiscono gli inquirenti – Intrieri avrebbe aggredito l’imprenditore con il calcio di una pistola intimandogli di versare 20mila euro e se non lo avesse fatto Intrieri avrebbe «interessato della vicenda Adolfuzzo e Daniele, il primo dei quali, già all’epoca dei fatti, veniva percepito come Adolfo Foggetti, ciò anche alla luce del ruolo avuto da Foggetti nella vicenda.
Gli esponenti della cosca avrebbero anche preteso che il gruppo dei parcheggiatori abusivi di Cosenza “assumesse” «persone del clan» ai quali avrebbe dovuto «versare 50 euro al giorno per ognuno». Un’accusa contestata a Maurizio Rango, Gennaro Presta, Ettore Sottile e Adolfo Foggetti.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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