REGGIO CALABRIA Con la divisa che hanno scelto di portare addosso, ormai di frequente sono chiamati a prestare la propria opera al porto di Reggio Calabria, approdo ormai regolare per le navi della Marina militare che accompagnano sulla terraferma i migranti salvati dalle onde. Quando il loro turno finisce, per dirigenti e funzionari della Questura di Reggio Calabria come Mario Vasile e Orlando Amodeo la questione non si chiude lì. «Più volte – dice l’ispettore capo della Scientifica, Mario Vasile – ho avuto modo di constatare che il primo dirigente medico Orlando Amodeo, a causa dei cronici ritardi degli enti preposti, affronta personalmente e di tasca propria l’acquisto di medicinali di primaria necessità pur di alleviare le pene dei migranti che è chiamato a visitare». In realtà, insieme a lui lo fanno anche tanti anonimi uomini e donne che per servizio vengono chiamati ad assistere i migranti, ma non riescono a dimenticarsene a fine turno. «Il vero lavoro – spiega Vasile – non è al molo, ma quello di prima assistenza e soccorso che, lontano dai riflettori, dura per giorni nelle palestre e nei campi che vengono allestiti in città». Ma per fare quel «primo soccorso» spiega ancora Vasile spesso mancano i mezzi e gli strumenti basilari, garze, guanti, medicine di base come antipiretici, antibiotici. Per questo, spiega Vasile che insieme ad altri – colleghi e non – ha fondato l’associazione “Parallelo 38” per gli amanti del volo, ha chiamato a raccolta tutti gli altri campi sparsi per l’Italia, come i cittadini, per una raccolta farmaci straordinaria mirata a raccogliere il materiale per assistere i migranti. «Nel giro di poche settimane, c’è stata una pioggia di donazioni di farmaci, antinfiammatori, antibiotici, antipiretici, anti scabbia, contro la pediculosi, anti fungini – elenca il dirigente medico Orlando Amodeo, in occasione del primo bilancio pubblico dell’iniziativa – ed inoltre garze, e materiali sanitari per piccola chirurgia, nonché tantissimi farmaci pediatrici». Una risposta corale – dice Amodeo – ed estremamente importante perché chi dovrebbe fornire materiali e strumenti per assistere queste persone spesso, se non sempre, latita. «Noi possiamo avere qualunque opinione sui migranti, che debbano restare, che se ne debbano andare, ma abbiamo il dovere, quando arrivano di trattarli da persone civili. Non possiamo lasciare donne e bambini con pidocchi e scabbia. I farmaci servono come l’acqua. Chiunque abbia dato anche solo una scatola di aspirina, ha fatto un gesto importante. Non è importante quanto ognuno è in grado di donare, ma il gesto. Cinque litri di benzoato di benzina, un antiscabbico, vuol dire poter trattare 300 persone. Più che di medicina, è una questione di umanità».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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